Più coordinamento e scala per lo sviluppo in tre regioni

Più coordinamento e scala per lo sviluppo in tre regioni
Sabato scorso si è svolto presso la Facoltà di Economia “Giorgio Fuà” un evento organizzato dall’associazione Hamu, Hub Abruzzo, Marche e...

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Sabato scorso si è svolto presso la Facoltà di Economia “Giorgio Fuà” un evento organizzato dall’associazione Hamu, Hub Abruzzo, Marche e Umbria. L’associazione è il risultato di una proposta sviluppata nell’ambito del Comitato Scientifico della Fondazione Aristide Merloni per sviluppare progetti a carattere interregionale. Dell’associazione fanno parte le università delle tre regioni, le associazioni confindustriali e alcune fondazioni. Nel suo primo anno di attività Hamu ha individuato alcuni ambiti specifici sui quali concentrare l’attività di analisi e di proposta: gli strumenti per la crescita dimensionale delle imprese, lo screening delle idee innovative in ambito universitario e lo sviluppo del capitale umano. L’incontro di sabato scorso è stato rilevante per due aspetti. Il primo di carattere organizzativo, poiché la compagine sociale è stata allargata a comprendere tutte le università operanti nelle tre regioni. Il secondo per i contenuti. Oggetto dell’incontro era infatti una riflessione sull’elaborazione di una strategia competitiva per le tre regioni. Quanto sia rilevante il tema è evidente dalla situazione di difficoltà sperimentata dalle tre regioni nel decennio successivo alla crisi finanziaria del 2008-2009. Nelle Marche e in Umbria più che in Abruzzo, tanto che nel periodo di programmazione 2021-2027 dei fondi di coesione Ue le tre regioni sono accomunate dall’essere classificate come regioni “in transizione”, cioè con un PIL pro-capite fra il 75% e il 100% delle media Ue. Per l’Abruzzo si è trattato di una conferma, per le Marche e l’Umbria di una retrocessione, che ha però comportato un significativo incremento delle risorse Ue a disposizione; che si aggiungono alle dotazioni per la ricostruzione post-terremoto e ai programmi del Pnrr. Si tratta di risorse pubbliche ingenti la cui efficacia in termini di sviluppo dipenderà in modo cruciale non solo dall’entità ma soprattutto dalla capacità di utilizzo sinergico in funzione delle sfide comuni alle tre regioni. Ed è proprio in questa direzione che si sviluppa l’attività di Hamu offrendo un luogo di confronto e di elaborazione progettuale per le istituzioni e gli attori del territorio. Un elemento di debolezza che accomuna i sistemi produttivi di Abruzzo, Marche e Umbria è la limitata capacità innovativa delle imprese, in particolare per l’innovazione che scaturisce dagli investimenti in ricerca e sviluppo. Per questo assume particolare rilevanza il progetto di ecosistema dell’innovazione, presentato sabato scorso, che mira ad intercettare i finanziamenti messi a disposizione dal Ministero della Ricerca nell’ambito del Pnrr. Il progetto, che vede la collaborazione di tutte le università associate ad Hamu, ha proprio lo scopo di rinsaldare le relazioni fra sistema produttivo e sistema della ricerca in una logica sinergica fra le tre regioni: evitando duplicazioni e valorizzando le complementarietà. Uno dei concetti più citati durante il convegno è stato quello di scala. Nelle attività di ricerca e sviluppo la scala, cioè la dimensione degli investimenti, è fondamentale per ottenere risultati. Le tre regioni messe insieme pesano poco meno del 6% del PIL nazionale ma solo per il 4% della spesa in R&S, pari a poco più di 1 miliardo di Euro. Si tratta una cifra limitata in termini assoluti e ancor meno efficace per l’elevato grado di dispersione che caratterizza le tre regioni. In questo, come in altri ambiti, la soluzione è quella del coordinamento. Attività nella quale le regioni italiane, e non solo quelle rappresentate in Hamu, non brillano; al contrario sono decisamente più frequenti gli esempi di duplicazione e sovrapposizione. Se il percorso avviato da Hamu avrà successo sarà doppiamente significativo. Da una parte evidenzierà che il coordinamento produce maggiori risultati della competizione; dall’altra dimostrerà che questo processo può partire dal basso senza la necessità di prevedere complesse architetture istituzionali. In questa fase vi è il notevole incentivo di intercettare risorse esterne (quelle del Pnrr). Vi è da augurarsi che l’esempio serva a dimostrare che il coordinamento e la scala sono ancor più necessari quando le risorse saranno scarse.

 

* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni

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Corriere Adriatico