La conversione ecclesiale inizia dalle parrocchie

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La Chiesa è una madre accogliente e apre le porte a tutti per...

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La Chiesa è una madre accogliente e apre le porte a tutti per facilitare l’incontro con Dio. È uno dei leit motiv di Papa Francesco durante la sua visita in Portogallo per la 37esima Giornata mondiale della gioventù. Ieri sera si è svolta la grande veglia del Pontefice con i ragazzi, oggi c’è l’evento conclusivo con la Messa solenne e la consegna delle croci della Gmg ad alcuni rappresentanti dei giovani dei cinque continenti. Vedere lo sguardo felice e commosso del Papa in quella spianata infinita piena di gente è stata una grande gioia. Dopo anni di isolamento e paura di stare insieme a causa della pandemia ecco una manifestazione di Chiesa universale che apre il cuore a tutti i credenti dando speranza non solo ai giovani ma anche a coloro che si sentono parte della Chiesa Cattolica e della grande famiglia umana. «Cari ragazzi e ragazze – ha affermato Francesco – noi siamo amati così come siamo… se Dio ci chiama per nome vuole dire che nessuno di noi è un numero ma è un volto e un cuore… Vi dico una cosa: per Gesù ognuno di voi è importante». Il Papa ha ricordato anche la figura di San Giovanni Maria Vianney, conosciuto come il Curato d’Ars, indicandolo come fonte di ispirazione per i sacerdoti, chiamati a “predicare la salvezza” e a offrire le loro vite alla missione. C’è bisogno di una comunità ecclesiale che sappia organizzare nelle parrocchie, secondo la definizione di Francesco, un “servizio stradale della salvezza”. È l’Eucaristia come “via per il Cielo” a cui si affidava il beato Carlo Acutis. Negli oratori, nelle mense per gli indigenti, nei centri di ascolto esercitano i loro carismi i confratelli attuali del Curato d’Ars. Portatori di una fede che si propone come luce in mezzo alle tenebre della contemporaneità e come possibilità di gioia anche laddove la situazione è più drammatica. La presenza pastorale è chiamata a essere avamposto e rifugio per gli scartati della vita. Ecco l’esigenza individuale e collettiva di una Ecclesia “lieta e col volto di mamma”, soprattutto in tempi molto duri dal punto di vista economico e sociale. Insomma, una Chiesa capace di esprimere una fraternità cristiana in grado di contagiare. È questo lo scenario da realizzare localmente, a partire dai pastori – vescovo e presbiteri – avendo presenti le linee dell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”. A essere attualizzate sono le istanze maturate nelle parrocchie e comunità a partire dal Concilio Vaticano II. Evolve così ogni giorno il tessuto di fondo e la tonalità che riscopre le origini del cristianesimo: l’amore per il prossimo che è il senso stesso dell’annuncio di Gesù. Francesco conduce il clero “in uscita”, rievocando, ridestando, risvegliando tutti alla centralità di una “Chiesa povera per i poveri”. Solo un’Ecclesia povera, infatti, potrà camminare con i poveri, facendosi voce dei loro diritti negati. E si tratta di poveri non solamente in senso economico, ma in ognuno dei sensi con cui la Sacra Scrittura determina la categoria, a partire da Maria Vergine, fino a tutti coloro ai quali è rivolto l’annuncio del Regno. La “conversione ecclesiale” inizia necessariamente dalle parrocchie. Jorge Mario Bergoglio visitando Assisi, e in particolare la sala della spoliazione, ha detto di desiderare una cristianità umile, inquieta, accanto agli ultimi, non narcisista né autoreferenziale, soprattutto non ossessionata dall’attaccamento a qualunque forma di potere. La “Lumen Gentium” fissa i parametri: Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni. Così coloro che seguono le sue orme consacrano sé stessi alla condivisione e alla “sinodalità”, cioè al camminare insieme. «Ci vuole calore, ci vuole anima nel predicare. Il popolo ha bisogno di sapere che il sacerdote vive la verità che predica – diceva profeticamente don Primo Mazzolari, indimenticabile parroco di Bozzolo -. Chi capisce il Vangelo trova le risposte a tutte le difficoltà. Il metodo per fare il buon prete è seguire il Vangelo». Il santo Curato d’Ars aveva compreso tutto ciò, così come il nuovo “curato d’Ars e del mondo” dei nostri tempi: Papa Francesco, instancabile pastore che sempre ci esorta a non perdere la strada maestra.

* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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Corriere Adriatico