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Nell’articolo di commento di lunedì scorso il collega Marco Cucculelli ha sottolineato l’ottima performance dell’export regionale negli ultimi anni. Una performance tanto più rilevante poiché superiore a quella nazionale e poiché ha riguardato principalmente le vendite verso i paesi extra-Ue. Un contributo significativo alla crescita dell’export versi i paesi extra Ue è venuto del settore della cantieristica navale. L’export di navi e imbarcazioni prodotte nella regione è passato da 165 milioni di euro nel 2020 a un miliardo di euro nel 2022, per il 95% collocato in paesi extra-Ue.
Negli ultimi anni il valore della produzione nel settore è cresciuto in misura considerevole, nelle Marche più che in Italia, e la quasi totalità della produzione è collocata sui mercati esteri. Il portafoglio ordini delle imprese fa pensare che la crescita risulterà consistente anche nel 2023. E’ noto che nelle Marche, in particolare nelle province di Pesaro-Urbino e Ancona, vi è una significativa presenza di imprese della cantieristica navale e dei servizi connessi (come la manutenzione e il refitting). La produzione regionale è specializzata nella produzione di yacht e navi da crociera, i segmenti che hanno mostrato la maggiore dinamicità della domanda negli ultimi anni.
Giova ricordare, a tale riguardo, che l’Italia è il primo paese nella Ue nel settore della cantieristica navale superando gli altri maggiori competitori (Francia e Germania) sia negli occupati (oltre 30.000) sia nel valore della produzione. E’ interessante notare che il valore della produzione per addetto nell’industria italiana è superiore a quello osservato in Francia e Germania. Ciò dipende dal fatto che l’Italia è specializzata in produzioni a più alto valore aggiunto, come quelle degli yacht e delle navi da crociera che caratterizzano la produzione regionale. Secondo gli ultimi dati ISTAT (relativi al 2021) i cantieri navali della regione occupano oltre 3.300 perone. Questo dato sottostima fortemente il numero dei lavoratori occupati nel settore poiché riguarda solo l’occupazione diretta da parte dei cantieri. Come è facile intuire, gli yacht e le navi da crociera sono prodotti di grande complessità dal punto di vista delle fasi di lavorazione, dei materiali e servizi utilizzati e delle tecnologie impiegate. Per tale ragione i produttori finali (i cantieri navali), pur coordinando e gestendo l’intera commessa, svolgono direttamente meno del 20% delle diverse attività e si affidano a fornitori specializzati per il resto.
Si può quindi stimare che l’occupazione indotta dalle attività del settore è da tre a quattro volte quella direttamente occupata dai cantieri. Ovviamente non tutta questa occupazione è attivata sul territorio regionale ma è interessante notare che uno degli elementi determinanti la competitività dei cantieri regionali è proprio la presenza sul territorio di un numero consistente e qualificato di fornitori specializzati nelle diverse attività necessarie ad ottenere il prodotto finale: design, lavorazioni dello scafo, tecnologie di controllo, arredo, sistemi di comunicazione e di entertainment, ecc. Proprio per rafforzare la collaborazione fra le imprese della filiera e favorire lo sviluppo di progetti comuni, nel 2021 si è costituito il Cluster Marche Yachting & Cruising al quale aderiscono sia i cantieri navali sia le imprese specializzate nella fornitura di prodotti, lavorazioni e servizi al settore.
Al cluster aderisce anche l’Università Politecnica delle Marche a testimonianza dell’importanza attribuita alla formazione e alle attività di ricerca e sviluppo. Anche in questo settore, infatti, la competitività delle imprese è sempre più basata sulla capacità di proporre innovazioni, in particolare quelle associate alla digitalizzazione e alla transizione ecologica. Per le nostre imprese, in particolare quelle di minore dimensione, non è una sfida semplice da affrontare. La costituzione del cluster è un bel segnale della volontà di lavorare per affrontare queste sfide in comune pur senza rinunciare all’individualità che caratterizza le singole imprese.
* Docente di Economia all’Università Politecnica delle Marche e coordinatore della Fondazione Merloni
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