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«Una nuova economia, ispirata a Francesco d’Assisi, oggi può e deve essere un’economia amica della terra e un’economia di pace. Si tratta di trasformare un’economia che uccide in un’economia della vita, in tutte le sue dimensioni». Sono le parole che ieri Papa Francesco ha pronunciato ad Assisi intervenendo a un evento che ha visto la partecipazione di circa mille giovani provenienti da 120 Paesi. Si tratta di “Economy of Francesco”, un movimento voluto dal Pontefice nel 2019 che ha messo in moto un processo di dialogo inclusivo e cambiamento globale verso una nuova economia, dinanzi alle sfide che il mondo di oggi affronta, riportando alla luce varie questioni, tra agricoltura e giustizia, energia e povertà. Avendo come guida le encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti, lo sguardo non può non andare alla guerra in Ucraina, l’inflazione alle stelle, l’incremento dei costi dell’energia, la perdita dei posti di lavoro legata alla pandemia… Il Papa oggi è a Matera per la Messa conclusiva del ventisettesimo Congresso eucaristico nazionale, un appuntamento molto importante per la Chiesa italiana, in cui viene sottolineata la centralità dell’Eucaristia nella vita di fede personale e comunitaria.
L’Eucaristia è l’apice della condivisione tra tutti gli uomini, è un pane spezzato amorevolmente con ogni individuo, in particolare con i fratelli sofferenti, i primi a rappresentare e incarnare la parte essenziale del corpo mistico di Cristo.
Ogni uomo, nella sua quotidianità, può comportarsi con rispetto nei confronti del prossimo contribuendo a costruire un mondo più bello e soprattutto più buono. Un bagaglio valoriale semplice ma non scontato per le nuove generazioni che si ritroveranno a ricevere un’eredità che, in questo momento di grave crisi globale, sembra prospettarsi piuttosto infelice. Siamo tutti responsabili della vera felicità dei nostri figli e di coloro che, aprendo oggi gli occhi alla vita, neanche immaginano quanta instabilità si stia diffondendo nel nostro tempo. Nessuno ha le mani pulite dinanzi a chi muore ancora di fame e di malattie curabili; ognuno è colpevole dello spreco e del lusso sfrenato che toglie il pane, il vestito, il tetto a chi non ha il necessario per sopravvivere; nessuno può far finta di non sapere che contribuisce, nel bene o nel male, alla prosperità di chi è stato “condannato” a nascere nei Paesi più poveri del mondo. Troppi sono coloro che vivono nella disperazione, nell’abbandono e nella miseria.
Troppi sono quei bambini che non hanno il minimo indispensabile per vivere e crescere… Troppi siamo noi, egoisti, a riempirci di tante parole di solidarietà per poi continuare a essere incuranti e indifferenti alle tragedie altrui. Non posso chiudere senza ricordare oggi il piccolo Mattia ritrovato l’altro ieri dopo tanti giorni di ansia e speranza: anche lui, di fatto, è vittima di un sistema nefasto che, forse per inerzia o per motivi più scandalosi e vergognosi, ha spinto alla morte chi invece doveva vivere in un ambiente protetto e sicuro.
* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
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