Testimoni di verità e giustizia per indicare la via ai giovani

Testimoni di verità e giustizia per indicare la via ai giovani
Uomini, donne e bambini che hanno testimoniato la loro fede in Cristo fino all’estremo dono di loro stessi. Sono quelli che la Chiesa chiama martiri, persone dalla vita...

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Uomini, donne e bambini che hanno testimoniato la loro fede in Cristo fino all’estremo dono di loro stessi. Sono quelli che la Chiesa chiama martiri, persone dalla vita esemplare la cui luce risplende in ogni angolo del Terra e rappresenta un faro per tutti, non solo per i credenti. La recente Giornata di preghiera e digiuno dei missionari martiri, promossa dal Servizio giovani della Fondazione Missio, organismo pastorale della Cei, è stata un appuntamento dalla forte valenza spirituale che dovrebbe servire anche a scuotere le coscienze.

La Giornata viene celebrata ogni 24 marzo, anniversario dell’assassinio dell’arcivescovo di San Salvador, sant’Oscar Arnulfo Romero, ucciso brutalmente nel 1980 mentre celebrava la Messa. Il prelato cattolico venne freddato da un cecchino degli Squadroni della morte nella cappella di un ospedale di San Salvador. Il barbaro omicidio maturò a causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura militare del suo Paese durante i 25 terribili anni di guerra civile che procurò la morte di migliaia di persone inermi.

Il sacrificio di questi eroi dei nostri tempi non è andato perso e rappresenta una testimonianza eccezionale, soprattutto per le giovani generazioni. Il tema scelto quest’anno per fare memoria di questi araldi del Vangelo è esplicito e diretto: “Di me sarete miei testimoni”. Secondo gli ultimi dati raccolti da Fides nel 2022 sono stati uccisi nel mondo 18 missionari e missionarie: 12 sacerdoti, 1 religioso, 3 religiose, un seminarista e un laico. Dinanzi a tale scenario non è un caso che Papa Francesco nell’udienza generale del 25 settembre 2019 disse: “Oggi ci sono più martiri che all’inizio della Chiesa, i martiri sono ovunque”. È proprio vero che la testimonianza della Chiesa nella persecuzione è grande e talvolta arriva fino al tributo del sangue. È il coraggio cristiano, tipico dei martiri, di chi affronta realtà difficili. Persone autentiche e coerenti che non hanno rinnegato la propria fede neppure dinanzi alle torture e alla morte. Una storia iniziata fin dai primi tre secoli dopo la nascita del Salvatore, quando quasi ottomila fedeli, di tutte le età, vennero fatti sbranare a Roma dalle fiere per il giubilo degli spettatori e degli imperatori.

Ma l’ingiustizia non è l’ultima parola nella vita e i martiri di ogni tempo dimostrano che la pace è fondata anche sul sacrificio di individui che hanno saputo essere autentici testimoni di amore, verità e giustizia. È l’impegno strenuo che fonda le proprie radici nell’unione con Gesù Cristo, nella forza che viene da lui, in maniera tanto misteriosa quanto vera e concreta. Nell’Evangelii gaudium si legge: «La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più». L’intera comunità ecclesiale continua ad essere una voce intollerabile per gli operatori delle tenebre e proprio per questo necessaria affinché l’uomo risvegli la propria coscienza. L’amore cristiano spinge alla proposta e all’impegno di progettazione culturale e sociale, ad una fattiva operosità, spronando tutti coloro che hanno sinceramente a cuore la sorte dell’essere umano ad offrire il proprio contributo.

La gente, più che da tante chiacchiere e proclami, resta colpita da persone che uniscono la semplicità disarmante alla coerenza tra parole e azioni. Il prevalere della violenza, sia verbale che fisica, è il segno evidente della disgregazione di un’umanità prepotente e timorosa del prossimo. Chi si professa cristiano non può permettere che lo spirito religioso rimanga confinato solo nella coscienza individuale, ma dovrebbe fare in modo che si espanda fuori, a pieni polmoni, per mettersi al servizio del bene comune.

I credenti e tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati ad applicare su questa Terra la giustizia di Dio, liberandosi da pregiudizi, sospetti, malintesi e imparando ad accettare e accogliere l’altro per quello che è realizzando un futuro dignitoso, sereno e felice. Solo con la testimonianza sarà possibile spezzare quel preoccupante clima di disillusione che aleggia tra i nostri figli donando loro opportunità di impegno e speranza.

 

* Associazione Comunità Papa Giovanni XIII

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Corriere Adriatico