OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Ormai ogni giorno Papa Francesco leva la sua voce per invocare la pace. L’escalation militare in Medio Oriente, in Europa Orientale e nelle decine di conflitti ignorati in Africa e Asia addensano nubi minacciose sul futuro dell’umanità. Il Pontefice non si rassegna alla crudele logica della guerra attualizzando così la lezione, antica di 16 secoli, di un Dottore della Chiesa Cattolica come San Giovanni Crisostomo: «Non dire: “Mi è impossibile influenzare gli altri”. Se sei cristiano è impossibile che questo non avvenga. È più facile per la luce diventare tenebra che per il vero cristiano non splendere».
Nemica della pace non è solo la guerra, ma anche l’indifferenza. «Nessuno deve minacciare l’esistenza altrui. Tutte le nazioni si schierino invece dalla parte della pace, e aiutino gli israeliani e i palestinesi a vivere in due Stati, fianco a fianco, in sicurezza; è un loro profondo e lecito desiderio. Ed è un loro diritto! Due Stati vicini», afferma il Santo Padre. Dopo le esortazioni all’Angelus e nelle udienze, Jorge Mario Bergoglio ha inviato un forte messaggio al Global Christian Forum riunito ad Accra, in Ghana: «In un mondo segnato dalla divisione e dalla rivalità, i cristiani offrano testimonianza di unità».
Francesco offre il modello di una Chiesa aperta, che esce da se stessa, si china sui poveri, si spalanca al mondo sentendosene parte e percorrendo la via della solidarietà con il genere umano per adempiere al mandato di Cristo.
Sulle orme di Gesù, Principe della Pace, ciascun cristiano può essere antidoto alla violenza affinché si incrementino ovunque gli sforzi per individuare percorsi di negoziato. Vincere l’indifferenza e conquistare la pace comporta una vera e propria lotta, un combattimento spirituale che ha luogo nel cuore umano. La pace che Dio desidera seminare nel mondo deve essere coltivata dagli uomini. Non solo, la pace deve essere anche conquistata. Ma molti serrano il cuore per non prendere in considerazione gli altri, chiudono gli occhi per non vedere ciò che li circonda o si scansano per non essere toccati dai problemi altrui.
Nel promuovere una cultura di solidarietà e misericordia, contro la globalizzazione dell’indifferenza, il pensiero di Francesco va principalmente alle famiglie, chiamate a una missione educativa primaria e imprescindibile: costituiscono il primo luogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità, della convivenza e della condivisione, dell’attenzione e della cura dell’altro. In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio.
La cultura dell’individualismo sfrenato finisce per essere spietata e invece lo stile di vita del cristiano deve essere «colmo di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia, attinte ogni giorno dal pozzo della preghiera». Una visione profetica, fatta di misericordia e di tenerezza. «Se non abbiamo pace, è perché abbiamo dimenticato che apparteniamo gli uni agli altri – dice Madre Teresa di Calcutta – La pace inizia con un sorriso. Sorridi cinque volte al giorno a una persona a cui non vuoi sorridere: fallo per amore della pace». Non rassegnarsi alla guerra è un dovere e una missione.
* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico