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L’integrazione delle persone nella società attraverso la pratica dello sport. È l’ambizioso progetto del convegno intitolato “Sport for all. Cohesive, Accessible and Tailored to each person”, organizzato in Vaticano dal Dicastero laici, famiglia e vita. All’evento, che si è appena concluso, ha fornito il suo autorevole contributo anche Papa Francesco intervenendo durante i lavori nell’Aula del sinodo. Il Pontefice ha affermato che lo sport è “un generatore di comunità”, soprattutto per i giovani perché “crea socialità”, fa “nascere amicizie”, crea condivisione, partecipazione, senso di appartenenza e “può essere simbolo di unità per una società, un’esperienza di integrazione, un esempio di coesione e un messaggio di concordia e di pace”.
L’intento principale degli incontri che si sono succeduti in questi giorni è stato proprio quello di sollecitare l’ambiente sportivo e la politica internazionale, regionale e locale, ad adoperarsi per l’inclusione di tutti gli individui firmando un apposito documento, una dichiarazione sulla responsabilità sociale dello sport. In particolare, si è focalizzata l’attenzione sulle persone con disabilità fisiche, intellettuali e relazionali, i migranti e i rifugiati, i detenuti, le donne, i giovani e gli anziani. Uomini e donne della cosiddetta “terza età” sono spesso visti come un peso, soprattutto quando prevale la “cultura dello scarto”.
La competizione sportiva, ha spiegato il Papa rivolgendosi agli atleti, è un’avventura che “ha il profumo dell’ascesi, della ricerca di ciò che ci perfeziona e che ci fa andare oltre. Alla radice di questa ricerca c’è, in fondo, la tensione verso quella bellezza e quella pienezza di vita che Dio sogna per ogni sua creatura”. Inoltre, lo sport ha una forte valenza educativa e sociale perché dà la possibilità di sviluppare talento e creatività insegnando il senso della solidarietà, delle regole e del sacrificio. Per questo è estremamente importante che, anche i campioni dello sport, trasmettano con le loro condotte di vita a tutti, e in particolare alle giovani generazioni, valori positivi, senza lasciarsi trasportare da gesti istintivi, ma non per questo meno gravi, di violenza oppure da comportamenti dove regnano il distacco e l’indifferenza nei confronti del prossimo.
C’è poi un’altra faccia dello sport, purtroppo spesso legata al fattore meramente consumistico e al business esagerato, esasperato, se non addirittura in stretto connubio col torbido ambito delle scommesse, degli illeciti e del doping. Ma, nonostante gli aspetti negativi, all’interno del multiforme mondo delle discipline sportive vi sono ancora tante realtà che ne hanno mantenuto lo spirito originario fatto di vivacità, passione, divertimento; ambienti sani e persone che si adoperano con impegno e generosità per ridare spazio all’ideale di uno sport che dovrebbe essere scuola di umanità, di virtù e di vita. Lo sport, se praticato nel pieno rispetto delle regole, dei contendenti e della posta in gioco è uno strumento utile per il corpo e la mente e un veicolo di valori umani e spirituali fondamentali in un mondo che spesso stenta enormemente a ritrovare sé stesso.
Corriere Adriatico