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Ancora oggi le edicole sono un concentrato di umanità, una finestra sulla nostra città e sul mondo, dove affacciarsi per capirne le dinamiche attraverso l’informazione quotidiana. Un interesse amplificato spesso con la complicità dell’edicolante, una specie di confidente, una delle prime persone che s’incontrano nella lunga giornata e che ti accoglie già all’alba con una battuta o un sorriso. L’edicola non è solo un chiosco o un locale fisico, ma un punto di ritrovo irrinunciabile, specie nei piccoli centri dove nel 25% non ne esiste più una. Spesso va sottaciuto, purtroppo, come le edicole, abbiano, infatti, una funzione di aggregazione sociale. Per molti, l'edicola di riferimento è quindi una tradizione: un posto dove acquistare il giornale, ma anche per scambiare quattro chiacchiere.
Negli ultimi anni, però, la digitalizzazione dell'informazione ha trasformato radicalmente il mercato dell'editoria e diverse edicole sono spesso ridotte a scheletri di lamiera, ad archeologia. Alcune addirittura sono state trasformate in chioschi, non per diffondere cultura, ma per vendere olive fritte e porchetta (leggi Ascoli). Parafrasando, più che la conoscenza, potè il digiuno.
Come ? Sfruttando il nuovo regolamento della Regione Marche che disciplina l’attività di vendita della stampa e che norma anche i generi merceologici venduti nelle edicole. Quale sarebbe l'idea? Una rigenerazione delle edicole, ampliando la loro proposta merceologia. Nel regolamento regionale si puntualizza come nelle edicole si potrebbero, in futuro, vendere anche qualsiasi altri prodotti che non siano solo quotidiani e periodici. Nelle edicole, ad esempio, si potrebbero svolgere qualsiasi attività di servizio a favore di soggetti pubblici e privati (nel rispetto della normativa vigente), inclusa l'attività di informazione, accoglienza turistica e somministrazione di alimenti e bevande. Gli edicolanti, ad esempio, potrebbero destinare, su suolo pubblico, una parte della superficie di vendita non superiore al 50%, allo svolgimento di tali attività nonché alla commercializzazione di prodotti diversi da quelli editoriali, quali pasti confezionati, prodotti tipici e alimentari del territorio, confezionati e non, o che non necessitano di particolari trattamenti di conservazione, incluse le bevande preconfezionate e pre-imbottigliate.
E come la mettiamo con la valutazione dei requisiti igienico-sanitari? Le attrezzature di esposizione, finalizzate alla commercializzazione di tali prodotti, sarebbero assimilate a banchi temporanei. Problema risolto. Una riconversione che le farebbero probabilmente rinascere, pur preservando la loro storica funzione. Un’opzione preziosa in più ma che deve andarsi a sommare allo snellimento della burocrazia e a un alleggerimento fiscale che oggi pesa come un macigno sui titolari delle edicole. Oggi esse, ad esempio, sono soggette a rigide leggi urbanistiche che impongono divieti su distanze e metrature e dove per il rilascio di una pratica bisogna aspettare troppi mesi. Una lunga ed estenuante attesa che non si può più sopportare in un mercato che cambia alla velocità della luce.
Corriere Adriatico