Il clima non cambia? Allora portatemi il nostro olio d’oliva

Il clima non cambia? Allora portatemi il nostro olio d’oliva. Foto generica
Quest’anno resteremo senza olio solo perché non ci sono olive. Nella mia breve esperienza di olivicoltore, ma anche dai ricordi dei miei genitori e nonni, non ricordo...

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Quest’anno resteremo senza olio solo perché non ci sono olive. Nella mia breve esperienza di olivicoltore, ma anche dai ricordi dei miei genitori e nonni, non ricordo un’annata come questa, arrivati ad ottobre, periodo da sempre dedicato alla raccolta delle olive, queste non c’erano più sugli alberi, le poche che avevano attraversato l’estate erano cadute, forse per la siccità, il caldo e l’intenso attacco di insetti e di parassiti. È stata una stagione che ha mostrato anche ai più scettici gli effetti dei cambiamenti climatici in atto. Un innalzamento costante della temperatura media ed eventi climatici estremi, siccità ed alluvioni.  

Forse la mia analisi ha poco di scientifico sul fronte della produzione delle olive? Ho la testimonianza delle generazioni che mi hanno preceduto, forse qualche serie storica può essere stata dimenticata con raccolte disastrose come l’ultima di quest’anno? Ma i cambiamenti climatici hanno ormai assunto una evidenza scientifica riconosciuta e verificata dalla comunità scientifica e se non si inverte l’attuale tendenza, nei prossimi anni l’intero pianeta potrebbe perdere il suo naturale equilibrio. È ormai chiarito che il continuo incremento della produzione di anidride carbonica è la principale causa dei cambiamenti climatici, questa assieme ad altri gas serra e inquinanti atmosferici sta progressivamente aumentando la temperatura del pianeta. L’effetto è molto semplice, l’energia solare in ingresso viene trattenuta in quantità maggiore e la temperatura media della biosfera si altera. Ogni azione che prevede trasformazione di energia di natura fossile peggiora questa situazione, e con l’inizio della rivoluzione industriale due secoli fa, si è verificato un costante incremento della produzione di anidride carbonica, diventata preoccupante negli ultimi anni. Ora è difficile interrompere il modello organizzativo e produttivo in cui viviamo, ma almeno dobbiamo tentare di ridurre la velocità con cui si incrementa la produzione dei gas serra, riducendo il consumo di energia, utilizzando energie rinnovabili, ripensando a modelli produttivi e sistemi economici. La strada è già stata delineata.

A livello europeo sono già state individuate le transizioni da realizzare con il programma Green Deal per trasformare l’Unione Europea in una economia moderna, efficiente e competitiva ed azzerare nel 2050 le emissioni nette di gas ad effetto serra, per garantire una crescita economica dissociata dall’uso delle risorse e per non trascurare nessuna persona e nessun luogo. Di conseguenza uno strumento come il Pnrr andrebbe utilizzato per intraprendere con coraggio e determinazione la via dell’economia sostenibile, con l’uso più razionale delle materie prime, dell’energia, in generale delle risorse naturali per lasciare un pianeta ancora vivo per le nuove generazioni. Una economia che possa essere più equa, capace di abbattere le diseguaglianze economiche e sociali esistenti tra continenti, nazioni e tra le diverse componenti sociali di una stessa regione. Una visione utopistica, irrealizzabile? Ma è l’unica via possibile. E come me lo pensano molti dei giovani italiani laureati nel 2022, oltre 200 mila hanno risposto al questionario proposto da AlmaLaura, evidenziando l’investimento fatto nei propri studi per acquisire strumenti, soluzioni e modelli per una economia più sostenibile.

Dall’indagine è emerso che quasi il 60% dei laureati intervistati hanno affrontato almeno una tematica legata alla sostenibilità ambientale nell’ambito degli insegnamenti obbligatori per il conseguimento della laurea, inoltre, oltre la metà sono convinti che la conoscenza delle tematiche legate alla sostenibilità ambientale avrà un impatto positivo sulla propria attività lavorativa. Saranno loro a realizzare questo cambiamento, ne avranno le competenze, la sensibilità e la convinzione per dare alle nuove generazioni e al pianeta una via sostenibile capace di coniugare equità sociale con equilibrio ambientale e sviluppo economico. Non lo sanno, ma tra le tante cose che faranno riusciranno a salvare anche i miei olivi.

*Dipartimento di Ingegneria
dell’informazione

Facoltà di Ingegneria
Università Politecnica
delle Marche

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Corriere Adriatico