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Mentre nel nostro Paese si discute dell’innalzamento del tetto massimo per i pagamenti in contanti, la Comunità Europea ha fatto una scelta, dal 2035 non si potranno più acquistare auto a benzina o diesel ma solo elettriche. Preso atto della necessità di ridurre le emissioni di CO2 per contrastare i cambiamenti climatici e ridare un equilibrio al pianeta, le auto con motori alimentati da idrocarburi non potranno più essere vendute, dovranno essere solo di tipo elettrico. In queste auto il vero motore è chimico, sono le batterie che forniscono energia al veicolo e non il motore elettrico che ha il solo scopo di adattare la coppia motrice alle richieste del guidatore. La batteria non sarà più un accessorio ma diventerà la parte essenziale di questi nuovi veicoli, un motore in grado di accumulare energia in forma chimica e di restituirla in forma elettrica senza emissioni inquinanti. Ad oggi le batterie disponibili hanno volumi ingombranti e capacità ridotte, ma presto questi limiti verranno superati con nuove batterie allo stato solido in grado di garantire autonomie adeguate, cariche veloci e costi contenuti. Ma le auto elettriche sostituiranno le auto tradizionali solo se costeranno meno. Pertanto, l’obiettivo posto per il 2035 si potrà raggiungere solo se si abbasseranno i costi, in particolare quelli delle batterie, tutte le altre componenti del veicolo già costano meno. Sulla produzione di batterie dovrebbero puntare le politiche di economia industriale di un paese per accrescere la propria competitività in un settore importante come quello dei veicoli elettrici e non solo.
Le batterie delle auto possono essere ricaricate da fonti rinnovabili assorbendo i picchi di produzione e contribuendo così all’indipendenza energetica del Paese se si investirà anche su una rete diffusa di stazioni di ricarica non solo lungo le strade ma soprattutto nei parcheggi, dove le auto stanno per lungo tempo ferme.
Si prevede di poter recuperare metà delle materie prime dal riciclaggio con un modello produttivo di piena economia circolare, con nuove batterie progettate non solo per contenere bassi i costi produttivi ma anche quelli del riciclaggio necessari al recupero delle materie prime. Questo è quello che insegniamo ai nostri giovani ingegneri sperando che il sistema economico produttivo investa in modelli di economia circolare, gli unici sostenibili per il futuro ed economicamente vantaggiosi, come nel caso delle gigafactory dove il riciclaggio abbassa i costi delle batterie. Il Pnrr sta gettando le basi per intraprendere questa strada, l’unica possibile. Il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile già finanziato e coordinato dal Politecnico di Milano con la partecipazione di 14 Università, compresa la Politecnica delle Marche e 20 imprese, faciliterà questa strada. Ora restano da favorire politiche di sviluppo per queste produzioni, con un coordinamento stretto con l’Europa per i necessari investimenti. La povertà si combatte creando posti di lavori e non aumentando il contante per i pagamenti. Occorre indirizzare lo sviluppo economico verso scelte di piena sostenibilità sociale ed ambientale, le uniche compatibili con il futuro e capaci di garantire posti di lavoro dignitosi, sicuri e ben retribuiti.
*Dipartimento di Ingegneria
dell’Informazione
Facoltà di Ingegneria
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Corriere Adriatico