Un benvenuto alle Olimpiadi più indesiderate della storia

Un benvenuto alle Olimpiadi più indesiderate della storia
Nella Grecia antica, i vincitori delle Olimpiadi erano celebrati dai poeti (Pindaro), le loro imprese tramandate dagli storici (Pausania). Ed è così che alcuni nomi...

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Nella Grecia antica, i vincitori delle Olimpiadi erano celebrati dai poeti (Pindaro), le loro imprese tramandate dagli storici (Pausania). Ed è così che alcuni nomi hanno scavallato i secoli, i millenni, sono giunti a noi. Milone in primis, lottatore eccelso. Trionfò in sei Olimpiadi, ventotto anni tra la prima e l’ultima. Morì vecchio, sbranato da un branco di lupi mentre con le mani tentava di spaccare un ulivo secolare, e le mani gli rimasero impigliate nella pianta. (Vabbè, non sta scritto da nessuna parte che un lottatore invincibile debba essere anche un cervello brillante. Voglio dire, che senso ha spaccare ulivi a mano, e per di più in una zona popolata dai lupi?).

Gli atleti che da oggi e fino all’8 agosto si contenderanno le medaglie alle Olimpiadi di Tokyo i giapponesi non li vedono come potenziali eroi bensì come untori. Sic transit gloria mundi. Più del Medagliere farà parlare di sé il Contatore Covid, peraltro già partito. L’importante è vincere (lo pensavano i greci) o partecipare (secondo il barone De Coubertin)? Né l’uno né l’altro. Il meglio sarebbe non si gareggiasse affatto. Questi Giochi fan tornare alla mente i protagonisti dei capolavori dickensiani. Che nelle prime pagine vengono mazzolati di brutto dal destino ma è solo l’inizio, ulteriori e non numerabili colpi di sfiga seguiranno. Nessuno le vuole ‘ste benedette Olimpiadi. Stando ai sondaggi, almeno il 65% dei giapponesi desidererebbe fossero annullate, motivo per cui risultano moleste e molto anche al governo, fra pochi mesi son previste le elezioni politiche.

Ed ecco il capo del Comitato Organizzatore dichiarare: «Siamo pronti a sospendere i Giochi in qualsiasi momento, dovesse salire la curva dei contagi». Frase priva di senso, come la mossa del taccagno che, al momento di pagare al ristorante, ravana nelle tasche fingendo affannosa ricerca del portafogli, in realtà aspettando che qualcuno dica «lascia stare, sei mio ospite». Soltanto il Comitato Olimpico Internazionale potrebbe annullare i Giochi. Lo facesse il Giappone, fra indennizzi e penali il conto da pagare sarebbe salatissimo, dai 13 miliardi di dollari in su secondo le stime (già la prudenziale decisione di vietare al pubblico l’accesso ai campi di gara comporterà una perdita di un miliardo di dollari). Se Dickens ha da essere, sia Dickens sino in fondo. E allora vai con la fuga degli sponsor, che i soldi promessi li metteranno a patto che nomi e marchi non compaiano. Ripetiamo insieme: «Toyota non c’entra niente con i Giochi Olimpici».

Mentre la cerimonia inaugurale, per farla si farà ma non immagino il risultato. Pochi giorni fa è riemerso il passato da bullo del musico prescelto, tal Cornelius: le pressioni social hanno imposto il suo siluramento. Giusto nelle ultime ore, il designato direttore artistico della cerimonia s’è scoperto che in una precedente vita da comico faceva battute in odore di antisemitismo: via pure lui. Dettaglio involontariamente comico, nonché patente smentita della proverbiale cortesia nipponica: siccome gli atleti sono ospiti sgraditi in Giochi sgraditi - non campioni ammirevoli ma potenziali untori s’è detto -, le stanze del Villaggio son state arredate con letti di cartone, ché a nessuno salti in mente di praticarvi la nobile arte sessuale Covid rischiosa. (In verità gira in Rete il video del severo test cui un atleta Usa ha sottoposto il suo cartonato letto, dimostrando che regge a sollecitazioni forti. E d’altro canto, ventenni sanamente infoiati non hanno problemi a rinunciare alla comodità del materasso, va bene anche il pavimento, o un albero risparmiato dagli emuli di Milone Cervellone. Buon divertimento, ragazzi).

E insomma, Tokyo 2021 ha le carte in regola per passare alla storia come la più brutta la più squallida Olimpiade di sempre. Spiace per gli atleti. Protagonisti marchigiani ce n’è un più che discreto drappello. Non avranno applausi dagli spalti, garantiamo tifo sfrenato davanti alla tv, anche nottetempo, e anticipo qui le scuse ai vicini. (Gimbo, spegni il cervello e salta libero). Post scriptum. Speciale solidarietà ai virtuosi del surf. Il loro campo di gara è una baia da cui il vento, di norma, si tiene alla larga. Bella scelta, niente da dire.

 

* Opinionista e critico cinematografico

 

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Corriere Adriatico