Tutto confermato: quest'anno le valutazioni dei presidi verranno regolarmente esaminate, ma non saranno decisive per far scattare eventuali aumenti di stipendio in caso di...
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A darne notizia è Il Sole 24 Ore, che affronta anche il tema delle trattative all'Aran, che partiranno il prossimo 15 maggio e che potrebbero portare, per l'intera categoria dei dirigenti scolastici, aumenti mensili medi pari a circa 350-380 euro. Per tutto il 2018 non ci saranno quindi aumenti di stipendio in base ai risultati, ma ci sono cifre importanti da distribuire negli anni seguenti: per la contrattazione collettiva oggi sono disponibili 37 milioni di euro, una cifra destinata ad aumentare fino ai 41 milioni previsti per il 2019 e i 96 milioni previsti per il 2020.
L'introduzione della valutazione dei presidi e della retribuzione di risultato è una delle riforme della 'Buona Scuola' promosse dall'allora ministra dell'Istruzione, Stefania Giannini. Gli stipendi dei presidi, in Italia, sono fermi da quasi nove anni e questo strumento potrebbe portare a grandi novità, ma i dirigenti scolastici criticano il portfolio da compilare e presentare all'Ufficio scolastico regionale, il cui direttore è tenuto a fornire la valutazione, con bonus (aumenti di stipendio) e malus (con due 'pagelle' negative, il preside può vedersi cambiata la mansione). «Non compileremo il portfolio se continueremo a essere costretti ad assumerci responsabilità senza averne strumenti e riconoscimenti adeguati», il grido di battaglia dei presidi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico