Reddito di cittadinanza, flop dei Comuni: solo in 5 mila svolgono i lavori socialmente utili

Reddito di cittadinanza, flop dei Comuni: solo in 5 mila svolgono i lavori socialmente utili
  Sono circa un milione i beneficiari del reddito di cittadinanza che dovrebbero partecipare ai cosiddetti Puc, i progetti utili per la...

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Sono circa un milione i beneficiari del reddito di cittadinanza che dovrebbero partecipare ai cosiddetti Puc, i progetti utili per la collettività, e lavorare almeno 8 ore alla settimana per il proprio Comune di residenza. All’inizio di quest’anno, però, i percettori del sussidio coinvolti dai Puc erano solo 5 mila, un’esigua minoranza. Da allora la situazione non è cambiata di molto, assicura il sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci per il welfare Luca Vecchi. 

 

 

I piani

 

«Se a dicembre i Comuni che avevano avviato i Puc erano il 15 per cento del totale, quindi poco più di 1200, oggi sono il 25 per cento circa, quindi attorno ai duemila», spiega il sindaco, «rispetto a sei mesi fa c’è stata un’accelerazione ma la quota di percettori coinvolti rimane del tutto marginale». Insomma, lo strumento non funziona come dovrebbe. Sopratutto non serve agli enti locali per svolgere alcune funzioni basilari al servizio della comunità, come spazzare le strade o supportare le manutenzioni ordinarie.

«Il problema - aggiunge - è che per calare a terra i Puc serve tempo, non bastano i 6 mesi previsti dalla legge, come del resto noi dell’Anci abbiamo sempre detto».

Più nel dettaglio, all’inizio di quest’anno i Comuni che avevano calato a terra i primi progetti utili per la collettività erano 1247, per 5.145 beneficiari coinvolti. È l’articolo 4 della legge sul reddito di cittadinanza a stabilire che il percettore del sussidio tenuto a sottoscrivere il patto per il lavoro o quello per l’inclusione sociale ha l’obbligo di offrire la propria disponibilità per la partecipazione ai progetti utili alla collettività, in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, per un numero di ore compatibili con le altre attività dell’interessato e comunque non inferiore a 8 ore settimanali, aumentabili fino a 16 con il consenso di entrambe le parti. 

Di più. La mancata partecipazione ai Puc comporta la decadenza del beneficio. Come detto, la legge sul reddito di cittadinanza dava ai sindaci 6 mesi di tempo per attivare i Puc, ma per adesso solo uno su quattro ha risposto all’appello. A questo punto sorge spontanea una domanda: per i Comuni i Puc sono un’opportunità o un aggravio? «Servono fondi e personale per avviare i Puc. Non è una procedura semplice, vanno sentiti i centri per l’impiego, bisogna predisporre i bandi, è necessario stipulare le assicurazioni per i beneficiari coinvolti. 

Anche a Roma e Milano è partita qualche iniziativa, ma dati ufficiali aggiornati non ce ne sono.
Il risultato finale è deludente. «C’è chi prende i soldi del reddito di cittadinanza dal 2019 senza aver mai restituito nulla alla comunità», prosegue Luca Vecchi. Diversi i lavori richiesti ai percettori del sussidio nell’ambito dei Puc: c’è chi tiene in ordine i cimiteri, chi pulisce le aree pubbliche, chi vigila nei musei, chi supporta l’organizzazione di eventi pubblici, chi assiste la polizia municipale all’uscita dei plessi scolastici. In Toscana, giusto per fare un esempio, ad oggi risultano attuati o in corso di attuazione 252 Puc, 108 in ambito sociale, 58 per la tutela dei beni comuni e 48 in ambito ambientale.

 

 

La platea

 

Male il Nord, dove a dicembre solo il 10% dei Comuni risultava aver avviato i Puc. Nelle regioni del centro il tasso di copertura era del 19% a Natale e del 22% al Sud e nelle isole. A giugno, nel frattempo, il reddito di cittadinanza ha raggiunto 1,2 milioni di persone, mentre i percettori della pensione di cittadinanza sono stati 128mila, per un totale di 1,3 milioni di nuclei e oltre 3 milioni di persone coinvolti. La misura quest’anno è già costata più di 4 miliardi. Secondo gli ultimi dati Anpal appena il 34,1% dei percettori ritenuti attivabili, 392 mila persone su 1,1 milioni, è stato preso in carico dai centri per l’impiego in quanto ha sottoscritto un patto per il lavoro o dispone di un patto di servizio in corso di validità. Pesa anche il mancato potenziamento dei centri per l’impiego, dove sono stati assunti mille operatori sugli 11,600 previsti in entrata quest’anno. La Lega spinge ora per introdurre con la prossima legge di Bilancio dei correttivi sostanziosi al reddito di cittadinanza, mentre il Movimento 5 Stelle frena.

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Corriere Adriatico