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Pensioni-Opzione Donna cambia: le lavoratrici interessate saranno molte meno. In sintesi: sono quelle più svantaggiate o che hanno altre incombenze oltre il lavoro: le caregiver e le invalide. Opzione Donna, dunque, è prorogata per il 2023, mantenendo l'obbligo di un'anzianità contributiva di almeno 35 anni, ma con un'innalzamento dell'età d'uscita a 60 anni, che viene legata al numero dei figli: può essere ridotta di un anno per ogni figlio, fino al massimo di due. Perciò con due figli si può uscire dal mercato del lavoro a 58 anni.
È la norma contenuta nell'ultima bozza della Manovra, che riconosce questo beneficio solo a determinate condizioni: donne che assistono coniuge o parente con handicap; hanno una invalidità civile, superiore o uguale al 74%; sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese con aperto un tavolo di crisi. Per queste ultime, la riduzione a 58 anni è a prescindere dai figli.
Le nuove condizioni per accedere a Opzione Donna
Non tutte possono accedere a Opzione Donna. Ricapitoliamo: bisogna aver maturato 35 anni di contributi (al 31 dicembre 2022), e avere 60 anni. Come scrive Il Messaggero stamattina, il requisito anagrafico può essere "scontato". Ogni figlio sconta un anno fino a un massimo di due. Inoltre: Opzione donna è dedicato esclusivamente a donne che oltre a lavorare si prendono cura di un parente o del coniuge, e quindi alle lavoratrici che usufruiscono dei benefici della legge 104. Un'altra condizione è l'invalidità almeno al 74%.
Cosa cambia rispetto alla legge che c'era prima?
La nuova norma rappresenta una stretta decisa rispetto al sistema attuale, sia per quanto riguarda l'età che le caratteristiche lavorative e personali per accedere all'anticipo. Opzione donna è infatti finora stata destinata a tutte le donne, senza requisiti legati al lavoro svolto, alla condizione famigliare o personale.
Le uniche caratteristiche sono contributive e di età: attualmente possono accedere alla pensione anticipata le lavoratrici che abbiano maturato, un'anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni ed un'età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).
Nella nuova versione restano i 35 anni di contributi ma l'età viene alzata a 60 anni. Soprattutto, per accedere all'agevolazione pensionistica bisogna rientrare in 3 categorie: caregiver familiari (coloro che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch'essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti); invalidi civili con una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile, superiore o uguale al 74 per cento; lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. Solo queste ultime possono richiedere un anticipo di due anni, abbassando quindi l'età a 58 anni. Il limite di 60 anni trova inoltre una deroga con la riduzione di 1 anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni.
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Corriere Adriatico