ROMA - Lo shopping nei giorni di festa non convince gli italiani: il 59% si dice favorevole a introdurre una limitazione delle aperture delle attività commerciali almeno in...
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«Lo spostamento dello shopping dai giorni feriali a quelli festivi - dice Confesercenti - non ha, però, prodotto lo sperato aumento degli acquisti: nel 2017 le vendite del commercio al dettaglio sono ancora inferiori di oltre 5 miliardi di euro rispetto ai livelli del 2011, ultimo anno prima della liberalizzazione. Anche l'effetto sull'occupazione è stato nullo: se è vero che nella grande distribuzione sono state assunte circa 30mila persone, il provvedimento è stata una catastrofe per i negozi indipendenti.
«La deregulation - continua Confesercenti - è infatti riuscita solo nell'intento di spostare quote di mercato verso la grande distribuzione, l'unica in grado di stare aperta 365 giorni l'anno, contribuendo all'aumento dell'erosione di quote di mercato della gran parte dei piccoli esercizi, che dal 2011 hanno visto travasare circa 7 miliardi di euro di vendite travasate dai negozi alla grande distribuzione. Il tutto in un contesto già messo sotto pressione dalla concorrenza del commercio online al retail tradizionale: tra il 2011 ed il 2017 il fatturato dell'ecommerce è infatti cresciuto di 3,7 miliardi. In media, i consumatori acquistano 5 volte l'anno via web».
Per riportare una situazione di equilibrio concorrenziale nella distribuzione commerciale, Confesercenti ha presentato nel 2013 una proposta di legge di iniziativa popolare per un regime di aperture in base alle necessità reali dei territori, riportando la decisione ai sindaci in accordo con le associazioni. «Lì dove c'è bisogno, come nelle mete turistiche, è necessario che le attività commerciali siano aperte. Ma dove non c'è bisogno, la deregulation si è trasformata in un obbligo competitivo che ha favorito i grandi e schiacciato lavoratori e piccoli imprenditori».
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Corriere Adriatico