Monte Paschi, Profumo apre agli stranieri "Se arrivano con l'assegno in mano"

Monte Paschi, Profumo apre agli stranieri "Se arrivano con l'assegno in mano"
SIENA - Situazione ancora da definire, riflessioni e prospettive a tutto campo. Ecco il panorama Monte dei Paschi. Non c'è nessuno in vista, anzi "la coda non c'è", ma...

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SIENA - Situazione ancora da definire, riflessioni e prospettive a tutto campo. Ecco il panorama Monte dei Paschi. Non c'è nessuno in vista, anzi "la coda non c'è", ma se "arrivasse uno straniero con un assegno in bocca" per comprare il Monte dei Paschi bisognerà valutare anche questa opzione.




Ancora una volta il presidente del gruppo senese Alessandro Profumo, questa volta al centoventesimo consiglio nazionale del sindacato Fabi, prospetta l'ipotesi di un'aggregazione o dell'ingresso di soci strategici, fattasi più insistente dopo il mancato superamento dello stress test della Bce. Opzione su cui sono al lavoro gli advisor e che procede «parallela», dice, all'aumento di capitale fino a 2,5 miliardi di euro previsto dal piano che deve ricevere il vaglio di Francoforte.



I rumor indicano sempre la Bnp come una delle candidate e Profumo rileva come non conti la nazionalità concedendo tuttavia come "chi ha già un business in Italia» può conseguire sinergie maggiori. Di sicuro se una banca è interessata al Monte vorrà o il 100% o la fusione, rileva e non l'aumento ma comunque lo scenario è ancora da definire e una eventuale aggregazione potrebbe servire a ridurre lo sconto dell'operazione. Dopo l'ok della Bce peraltro la banca avrà nove mesi di tempo per portare a termine il rafforzamento anche se l'operazione non avverrà all'ultimo mese.



Il Profumo banchiere, anzi "bancario" che ha iniziato «lavorando su una pila di cambiali" ,come ripete sul palco prendendosi anche qualche rimbrotto dalla platea, rivendica i risultati conseguiti a Siena che non "è la Lehman italiana", che ha tagliato 900 milioni di euro di costi in tre anni, ha messo a segno un aumento del risultato operativo ma che sta pagando ancora i guasti della precedente gestione. Oltre al'azione di responsabilità verso gli ex vertici, la banca sta rianalizzando la somma di 750 milioni di euro chiesta come risarcimento a Nomura presso il Tribunale di Firenze.



Nella ristrutturazione dello strumento Alexandria "siamo stati danneggiati". Siena soffre poi una recessione italiana che dura oramai anni come tutto il settore bancario. Crisi che affonda le pmi e fa schizzare le sofferenze a 177 miliardi di euro per l'intero comparto. "È un miracolo che abbiamo solo quelle» dice. Per il 2015, secondo il rapporto Abi, si invertirà la tendenza e i prestiti a famiglie e imprese, già in recupero (-0,8% a ottobre contro il -4,5% di novembre 2013) torneranno positivi ma intanto il quadro è difficile e le trimestrali in utile non devono ingannare. La migliore banca ha un ritorno sul capitale di appena il 5%. E per questo, secondo il Profumo capo della delegazione sindacale all'Abi per il rinnovo del contratti, non si possono tollerare aumenti delle dinamiche del costo del lavoro. «Non è una pregiudiziale della trattativa" spiega che "anzi va portata avanti fino all'ultimo giorno".



Sul palco il padrone di casa Lando Sileoni avvisa: vanno tolte le due condizioni dell'Abi, pena la rottura e la discesa in piazza dei lavoratori: il blocco degli scatti di anzianità e il ricalcolo del perimetro per il Tfr. Misure che pesano per 1700 euro a lavoratore. Per questo il sindacato lancia una sfida: i top manager si riducano il 30% della remunerazione come segnale ai dipendenti e al paese. Sfida che Profumo, che pure con Sileoni intreccia ricambiati complimenti, non raccoglie mettendo in guardia dai rischi di populismo di queste misure. Si vedrà ora se esistono margini di trattativa. Domani si riunisce l'esecutivo Abi e nei prossimi giorni gli organi di molti sindacati. Il redde rationem ci sarà all'incontro fra le parti del 25 novembre a Milano.



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