Il mercato, data center e vie digitali le prossime frontiere dall’Africa all’Indonesia

Il mercato, data center e vie digitali le prossime frontiere dall’Africa all’Indonesia
L'investimento da un miliardo appena fatto da Google è solo l’ultimo segnale di un mercato in piena espansione. Ora più che mai, visto che il Covid...

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L'investimento da un miliardo appena fatto da Google è solo l’ultimo segnale di un mercato in piena espansione. Ora più che mai, visto che il Covid alimenta una domanda insaziabile di dati in streaming e basati sul cloud. Il gigante americano investirà nella costruzione di due nuovi data center ad Hanau, vicino a Francoforte, e nell’area di Berlino. Del resto Francoforte, Amsterdam, Londra e Parigi, rappresentano i principali hub europei. Negli Usa esiste già un mercato sviluppato. Ma è nei Paesi emergenti, scommette Schroders, che si nasconde la prossima frontiera digitale. Del resto l’importanza di raccogliere, processare e collegare dei dati all’interno di infrastrutture digitali è provata da ogni atto della vita moderna scandita dai dati, quelli delle Borse, dei film e delle serie tv, dei giochi online e dell’e-commerce, quelli che permettono lo smart working. Dunque, data center o come ripetitori e cavi in fibra ottica, sono opportunità di investimento da considerare con estrema attenzione. Nel 2018, spiegano da Schroders, «abbiamo identificato nella Cina un mercato emergente molto attraente per le infrastrutture digitali. In effetti la domanda di spazi per i data center nel Paese è schizzata alle stelle». La prossima frontiera digitale? È lì dove ci sono attese sulla crescita del Pil o sulla produzione di servizi digitali sottostanti. Ma servono investimenti in infrastrutture connesse ai futuri partner commerciali, come la rete che spedisce terabit di dati alla velocità della luce lungo i cavi sottomarini. «Là dove questi cavi toccano terra ci sono delle opportunità», dicono gli analisti. Un esempio è il data center di Mombasa, gestito dall’azienda africana iColo, che connette il continente nero all’Ue attraverso 15mila chilometri di cavi sottomarini che terminano nel campus di Marsiglia del fornitore Ue di data center Interxion.

Sicché la regione di Djibouti può diventare la “Singapore africana”. Indonesia e Malesia possono beneficiare invece della saturazione di Singapore, della crescita della popolazione, di un’accelerazione della penetrazione di internet e della connessione con nuovi cavi sottomarini. Ma anche l’India ha un grande potenziale. Così gli equivalenti delle grandi potenze navali del XVII secolo sono diventati i giganti Usa – Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Microsoft e Google – o i concorrenti cinesi – Alibaba, Tencent – e aziende statali come China Mobile. Gruppi che hanno già puntato molto sui cavi sottomarini per assicurarsi le vie digitali che trasportano i dati verso gli streamer video, le multinazionali e i produttori di giochi online globali. Arrivando sulle spiagge, i cavi avranno bisogno di data center, torri cellulari e fibra terrestre per raggiungere i clienti. E il gioco è fatto.

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Corriere Adriatico