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Addio tassi zero, tornano in voga gli hedge fund.
C’è chi come Kier Boley, cio alternative investments di UBP, non si fida troppo dei rendimenti delle azioni globali. In un contesto di utili deboli, dice, potrebbero essere messi a dura prova.
I VENTI CONTRARI
Ora è tempo per un’attenuazione di certi venti contrari, visto che l’inflazione elevata, per quanto in calo, ha di fatto posto fine ai regimi di tassi zero negli Stati Uniti e in Europa. Dunque il reddito da interessi sulle consistenti riserve di liquidità dei gestori di hedge fund prenderà il posto dei rendimenti prossimi a zero accumulati a partire dal 2009. Inoltre, il nuovo scenario rialzista sui tassi d’interesse ha già visto la volatilità nel reddito fisso e nel forex raggiungere livelli che non si vedevano da oltre un decennio, oltre che associarsi all’elevata volatilità azionaria che ha prevalso dopo la pandemia. Tanta volatilità, anche all’interno delle varie asset class, crea naturalmente nuove opportunità di rendimento per le strategie attive di hedge fund a cui non assistevamo da oltre dieci anni. Infine, secondo Standard & Poor’s la dispersione delle performance tra i titoli azionari globali (in particolare negli Stati Uniti) è tanto vicina al livello più alto dal 2007, da suggerire che un’attenta selezione dei titoli dovrebbe essere ampiamente ricompensata a livelli non più raggiunti sin da prima dell’avvio della crisi finanziaria globale
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