Fedrigoni non teme i mercati e punta a quotarsi in Borsa

Fedrigoni non teme i mercati e punta a quotarsi in Borsa
FABRIANO - Fedrigoni non teme i mercati e punta a quotarsi in Borsa il 29 ottobre. La multinazionale veronese della carta fondata nel 1888, conosciuta, in particolare, per il...

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FABRIANO - Fedrigoni non teme i mercati e punta a quotarsi in Borsa il 29 ottobre. La multinazionale veronese della carta fondata nel 1888, conosciuta, in particolare, per il marchio Fabriano, rompe gli indugi e dà il via libera all'offerta che punta a quotarla con una capitalizzazione di 514,2 - 654,5 milioni. L'offerta, da 5,5 e 7 euro per azione, consiste in 32,73 milioni di titoli (pari al 35,01%) di cui 13,49 rivenienti da aumento di capitale e i restanti 19,23 messi in vendita dalla famiglia.




Il gruppo Fedrigoni aveva già giocato la carta Piazza Affari nel 2011 ma a causa delle turbolenze sui mercati aveva dato 'forfait'. Adesso, invece, a una settimana esatta dal dietrofront di due matricole come Italiaonline e Intercos, il colosso delle cartiere, che negli anni si è specializzato nella filigrana per banconote (anche per la Bce), di carte di credito, elementi di sicurezza e carte valori per le banche centrali, ci riprova a quotarsi con «l'obiettivo di raccogliere risorse per continuare a crescere ma a ritmi più sostenuti», ha detto il presidente Alessandro Fedrigoni. In effetti i numeri parlano di un'azienda solida e a basso debito: nel 2014 infatti ha realizzato 808,9 milioni di ricavi, grazie ai suoi dodici stabilimenti in Italia (9), Spagna (2) e Brasile che impiegano oltre 2.200 dipendenti. I prodotti del gruppo invece sono distribuiti in più di 110 paesi al mondo. Al 30 giugno di quest'anno la società aveva un indebitamento di 113,8 milioni, in notevole calo rispetto ai 142,6 milioni di fine anno. Questo grazie alla forte generazione di cassa che ha più che compensato la crescita degli investimenti nel semestre. Se l'operazione Ipo stavolta dovesse andare in porto nelle casse del gruppo andranno circa 74-94 milioni di euro da destinare allo sviluppo dell'azienda anche per linee esterne. E considerato l'effetto leva, Fedrigoni potrebbe arrivare, in linea teorica, a sostenere anche acquisizioni da 400 milioni. Per la famiglia, invece, che detiene il 99,99% della società tramite la San Colombano Spa, l'Ipo porterà un beneficio compreso di 106-125 milioni. Quanto poi ai dividendi, la società che finora ha riconosciuto un payout del 25% sull'utile, ha spiegato la nipote di casa Fedrigoni, Chiara Medioli (peraltro consigliere e direttore marketing), potrebbe considerare di aumentare le risorse da distribuire visti i rendimenti dei concorrenti. Tuttavia, allo stato attuale una decisione non è stata ancora presa. Infine, l'offerta, partita oggi, si chiuderà il 23 ottobre. Nell'arco di questi giorni il management sarà impegnato nel consueto roadshow tra le principali piazze finanziarie d'Europa e degli Stati Uniti. Ad accompagnare la matricola ci sono come banche Bnp Paribas e UniCredit, mentre come consulenti legali e finanziari ci sono Chiomenti, Sullivan & Cromwell e Clifford Chance.



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