Le imprese resistono al lockdown Covid: più aperture che addii nelle Marche

Le imprese resistono al lockdown Covid: più aperture che addii nelle Marche
ANCONA - La sorpresa arriva analizzando i dati tra aprile e giugno, quando il lockdown era ancora una amara realtà nelle Marche. Strano ma vero, il saldo tra aperture e...

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ANCONA - La sorpresa arriva analizzando i dati tra aprile e giugno, quando il lockdown era ancora una amara realtà nelle Marche. Strano ma vero, il saldo tra aperture e chiusure di attività è stato positivo, anche se la nascita di nuove aziende ha registrato una frenata rispetto allo stesso periodo del 2019.




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Nei tre mesi più difficili della storia dell’economia regionale il numero delle imprese marchigiane ha ripreso a crescere per effetto delle 1.222 nuove attività a fronte delle 919 che hanno chiuso i battenti, con un saldo di 303 imprese in più. 
 
Nel secondo trimestre del 2019 erano nate 2.222 imprese ma avevano chiuso in 2.134 (+88) Continuano a crescere forte soprattutto le società di capitale ( +177) ma anche le imprese individuali (+147) e tirano sia i servizi avanzati sia quelli alle persone e all’intrattenimento. Tra le manifatture sono cresciute non solo gomma-plastica e attività di installazione riparazione e manutenzione macchine e impianti ma anche carta, elettronica e mezzi di trasporto. Ma è il dato delle cessazioni a risultare in forte calo nel secondo trimestre 2020: era il quadruplo nel trimestre precedente e più che doppio nello stesso trimestre dell’anno prima. 

Come se gli imprenditori marchigiani avessero deciso di aspettare l’autunno per tirare le somme e decidere se andare avanti o chiudere le attività. Resta comunque negativo il dato del primo semestre dell’anno, con un calo di 1.318 imprese, di cui 1.621 tra gennaio e marzo, non compensate dall’aumento di 303 imprese nel secondo trimestre. I dati Infocamere sono stati elaborati dal Centro Studi Cna Marche.


«Ricerca, innovazione tecnologica e digitalizzazione», afferma il segretario Cna Marche Otello Gregorini che sottolinea: «Sono fondamentali per la competitività territoriale. Durante la fase di lockdown abbiamo compreso l’importanza della digitalizzazione di imprese e territori. Inoltre occorre rafforzare la presenza delle piccole e medie imprese sui mercati esteri dopo la frenata provocata dalla pandemia». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico