FERMO - «Mi scusi ma… le dispiacerebbe ripassare a fine marzo?». È quello che si è sentito dire un rappresentante di un’azienda di calzature...
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Oltre agli ordini persi ci sono quelli annullati, anche last minute, perché, soprattutto in Italia, i consumatori preferiscono starsene a casa piuttosto che andare in giro a fare shopping. Lo scenario è completato da chi approfitta della situazione per posticipare i pagamenti. Il caos regna sovrano e le ripercussioni economiche dell’epidemia di Coronavirus sulla scarpa fermana sembrano solo all’inizio. E si teme un colpo durissimo, da ko anche per i meno traballanti. Lo sfogo di ieri di Valentino Fenni, presidente della sezione Calzatura all’interno di Confindustria Centro Adriatico, era stato dettato da casi concreti. «Il periodo per prendere gli ordini è questo e non tra due mesi. Non ci si rende conto dei danni che si stanno facendo al sistema» ha affermato Fenni .
La campagna vendite procede quasi esclusivamente online. I buyer stranieri non vengono in Italia e i venditori italiani non possono andare all’estero. Avevamo già scritto di come Milano, capitale italiana della moda, sia oggi una destinazione scartata dai buyer stranieri. Solitamente, nei giorni seguenti alla fashion week milanese, gli operatori del settore si trattenevano in città per intavolare delle trattative di acquisto e invece, in questa occasione, già prima della conclusione della kermesse c’è stata la fuga dei visitatori. Pochissimi, per non dire nessuno, sono stati quelli che sono entrati negli showroom per vedere le collezioni e passare gli ordini. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico