ANCONA - Non funzionano i "filtri" e la sanità si intasa fino al collasso. "Nel tardo pomeriggio di domenica 13/06 - scrive...
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"Nel tardo pomeriggio di domenica 13/06 - scrive Stefania - salendo le scale di casa avverto un forte dolore al ginocchio. Il mattino dopo mi reco al punto di primo soccorso di Chiaravalle (dove risiedo). Qui l'infermiere che mi prende i dati mi avvisa che l'ortopedico non sarà presente prima della prossima settimana.
"Dopo poco tempo - racconta la lettrice - vengo fatta entrare nell'ambulatorio del medico il quale, ascoltata la dinamica dell'incidente, (senza visitarmi) conclude che ho una lesione al menisco. Continua dicendo che non mi sottoporrà ai raggi X in quanto le parti molli non si vedono e assumerei radiazioni inutili.
"Mi consiglia, una volta uscita di lì, di prenotarmi una risonanza magnetica a pagamento in quanto con l'impegnativa i tempi sarebbero lunghissimi a meno che non la prenoti in un centro al Lago Trasimeno dove la farei in una settimana.
"Uscita da lì - afferma ancora Stefania - mi reco al pronto soccorso del Carlo Urbani di Jesi: entrata alle 14.15 riesco ad uscire alle 23.40. Si parla di pronto soccorso al collasso e attese infinite; ma come si fa ad evitarle se gli ospedali più piccoli si rifiutano di prestarti le prime cure?
"Se mi avessero fatto visita e radiografie a Chiaravalle - osserva la lettrice - in caso di necessità potevano richiedere la visita ortopedica al pronto soccorso di Jesi dove me l'avrebbero fatta facendomi attendere pochissimo tempo e snellendo il loro lavoro.
"Un encomio - è la conclusione di Stefania - alla pazienza e disponibilità del personale del pronto soccorso di Jesi che nonostante la gran mole di lavoro e le scenate e anche gli insulti al personale dell'accettazione da parte dei pazienti ci hanno curato nel migliore dei modi".
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