De Meo presidente Acea scrive all'UE: «Senza una strategia e una politica industriale rischiamo la deindustrializzazione»

Luca de Meo, presidente dell'Acea e ceo della Renault
Quest’anno le vendite di auto nel Continente dovrebbero aumentare del 5%, ma per l’Europa è allarme rosso. A suonare il campanello è Luca de Meo, da poco...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Quest’anno le vendite di auto nel Continente dovrebbero aumentare del 5%, ma per l’Europa è allarme rosso. A suonare il campanello è Luca de Meo, da poco eletto presidente della Acea e numero uno di Renault. Il manager italiano inizia il mandato nell’Associazione dei Costruttori a modo suo, dicendo cosa pensa e mettendoci la faccia. Uno stile non proprio in linea con l’ovattato mondo dell’automotive. In una conferenza stampa a Bruxelles, de Meo annuncia di aver scritto una lettera aperta alla UE per intervenire nel settore che è di vitale importanza per l’economia se la transizione energetica non viene accompagnata. «Perdiamo terreno rispetto ad altre aree geografiche - spiega il presidente - in Cina produzione e vendite sono aumentate di 25 volte negli ultimi vent’anni, da noi sono diminuite del 25%». Un trend che non può più continuare.

«Rischiamo di mettere a repentaglio 300 mila posti di lavoro. Serve una politica industriale ambiziosa e strutturata, il comparto non va solo regolamentato, ma anche supportato, come stanno facendo Washington e Pechino». Uno scenario che preoccupa assai visto che l’Unione ha deciso lo stop alla auto termiche nel 2035: «I nostri concorrenti hanno in mano molte carte, nel 2030 solo il 5% delle materie prime per costruire le batterie proverrà dell’Europa. Abbiamo bisogno di un quadro normativo coerente, basato sui fatti e concertato». De Meo punta il dito anche sulla nuova normativa Euro 7, apparentemente in linea con la riduzione delle emissioni: «La proposta costringerebbe i produttori di veicoli leggeri e pesanti a investire miliardi di euro nella tecnologia di post-trattamento dei motori e degli scarichi per guadagni ambientali minimi.

Questo ci esporrebbe a dannosi impatti industriali, economici, ma anche politici e sociali. Le strategie e i regolamenti UE dovrebbero sostenere l’obiettivo della decarbonizzazione considerando i ritmi specifici dell’industria, della ricerca e degli investimenti e questo purtroppo non avviene. Trasferire notevoli risorse ingegneristiche e finanziarie dai veicoli elettrici a batteria e a celle a combustibile al motore a combustione interna quando questi fondi potrebbero essere utilizzati meglio per tecnologie a emissioni zero che, non solo affronteranno il taglio della CO2, ma anche degli altri veleni allo scarico». Proseguendo su questa strada, sostiene il manager, un costruttore come Renault potrebbe dover chiudere 4 impianti.

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico