Treviso. A 8 anni manda in ospedale due maestre: il sindaco lo sospende

(archivio)
TREVISO (5 NOVEMBRE) - I bambini della seconda elementare di Zero Branco, comune vicino a Treviso, sono pronti a "scioperare" contro un compagno violento. I genitori pensano...

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TREVISO (5 NOVEMBRE) - I bambini della seconda elementare di Zero Branco, comune vicino a Treviso, sono pronti a "scioperare" contro un compagno violento. I genitori pensano infatti di tenere i figli a casa. E la protesta non si fermerebbe qui: alcuni di loro sarebbero decisi anche a querelare l'Usl e l'Ufficio scolastico provinciale. Insomma, un terremoto.




All'origine della sollevazione c'è la presenza in classe di un bimbo di 8 anni. Irrequieto e aggressivo a dir poco, visto che ha già mandato all'ospedale due maestre, oltre alle botte riservate ai compagni. «Così non si può più andare avanti - si sfogano le madri - per colpa di questa situazione ci sono dei bambini che non sanno ancora leggere e che riescono a contare solo sino a quaranta». Il piccolo irrequieto, infatti, avrebbe assorbito tutte le forze degli insegnanti, che per seguirlo hanno pure sospeso le uscite. I genitori degli altri alunni non ce l'hanno con lui, ma con l'Usl e il Provveditorato che, nonostante il sindaco l'abbia allontanato dalla scuola per 3 settimane in accordo con la neuropsichiatria infantile dell'Usl trevigiana, in un anno e mezzo non hanno ancora trovato una soluzione.



«Non c'entra il razzismo o il bullismo», sottolineano le famiglie degli altri 24 alunni. «L'allontanamento concordato con l'Usl (a cui si è aggiunta una sospensione di 3 giorni per motivi disciplinari, ndr), doveva servire per risolvere la questione - spiega il sindaco, Mirco Feston - ai livelli alti l'ordinanza non è piaciuta, ma io devo rispondere alla gente». L'ordinanza non è piaciuta e non è nemmeno servita. L'unico controllo del servizio di neuropsichiatria infantile, a quanto pare, è stato piuttosto grossolano. E ora, finite le sospensioni, il bambino (non certificato) tornerà in classe senza insegnanti di sostegno e senza altri aiuti. Il solo intervento tentato nel tempo ha coinciso con un ragazzo in servizio civile, laureando in Scienze politiche, informalmente spacciato come educatore. Troppo poco perché il bimbo, così come la famiglia, non si senta abbandonato a se stesso. «Domani (oggi, ndr) ci sarà un nuovo sopralluogo dell'Usl da cui dovrà uscire una soluzione - è l'ultimatum che lancia Feston - l'alunno non può più stare in quella classe». I genitori sono disposti ad attendere un altro giorno. Poi faranno incrociare le braccia - e tenere le cartelle chiuse - ai loro figli. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico