La morte di Tommasina: "Cuore fermo ma il chirurgo chiedeva filo di sutura"

La morte di Tommasina: "Cuore fermo ma il chirurgo chiedeva filo di sutura"
NAPOLI - «Anche dopo la constatazione del decesso, l’infermiere ha continuato a passare numerosi fili di vieryl al chirurgo». ...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
NAPOLI - «Anche dopo la constatazione del decesso, l’infermiere ha continuato a passare numerosi fili di vieryl al chirurgo».






La testimonianza di uno degli anestesisti indagati spinge le responsabilità della morte di Tommasina De Laurentiis più verso il primario di Chirurgia e il suo assistente, che avrebbero continuato ad operare sul corpo della 25enne quando ormai era già priva di vita. Queste dichiarazioni e la seconda perizia effettuata dal collegio nominato dalla Procura di Torre Annunziata sono ora al vaglio degli inquirenti. «Registrammo un crollo dei parametri vitali della paziente – spiega uno degli indagati – fino all’arresto cardiaco sopravvenuto alle 13.45 circa.



Alle 14.30 dichiarammo il decesso, Tommasina aveva ancora l’addome aperto e il chirurgo continuava a suturare, ricevendo dagli infermieri un enorme quantitativo di fili di sutura». I concitati attimi tra le 13.45 e le 14.30 sono raccontati anche da un altro anestesista: «Il chirurgo continuava ad applicare punti di sutura anche dopo che la paziente era andata in arresto cardiaco e anche dopo la constatazione dell’avvenuto decesso. Io ed i miei colleghi anestesisti uscimmo dalla sala operatoria alle 14.30».



Altro nodo, sul quale esistono diverse versioni, riguarda le pinze di clampaggio. Alcuni affermano di aver «passato al chirurgo le pinze» che servono in determinati interventi chirurgici per la chiusura emostatica di un vaso sanguigno. Invece, dall’altro lato, esistono altre affermazioni: «Non ho mai visto gli infermieri passare i clamp vascolari al chirurgo per bloccare l’emorragia». Al momento, nel registro degli indagati figurano i nomi di cinque medici: il primario di chirurgia, un assistente e tre anestesisti. Le posizioni dei cinque infermieri, invece, sono state stralciate nel corso delle indagini.



Clicca qui per la PROMO

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico