BRESCIA - Il 30 giugno inizierà il processo presso la Corte d'assise d'appello di Brescia a carico di Massimo Bossetti, il muratore condannato a 30 anni di carcere...
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L'uomo, in carcere dal 2014, è stato incastrato dalle prove del DNA che avrebbero dimostrato la sua vicinanza alla 13enne. È stata proprio questa prova quella contestata dagli avvocati della difesa che nella sede del primo processo hanno cercato di dimostrare la poca validità dei risultati delle analisi. I test mostrarono la presenza di tracce organiche riconducibili a Bossetti nelle mutandine della piccola Yara, infatti, elemento che lo incastro fino alla condanna. Sarà sempre su questo punto che gli avvocati del muratore insisteranno in appello.
Secondo le indiscrezioni riportate dal settimanale “Oggi”, i suoi legali potrebbero fornire una clamorosa rivelazione per giustificare la richiesta di una superperizia, sempre negata dall'accusa, sugli indumenti della vittima. L'ipotesi è che la madre di Bossetti non sia anche la madre dell'"Ignoto 1" il soggetto il cui DNA fu individuato sul corpo della bimba, e che quindi il muratore potrebbe avere un fratellastro figlio dello stesso padre ma di madre diversa. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico