Nelle chat dei genitori il regalino di fine anno agli insegnanti è trending topic già da prima che iniziasse giugno, il mese deputato alla chiusura delle scuole. E...
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Per arginare il problema, alla Scuola Tedesca di Roma (scuola privata, ma finanziata per metà dalla Germania) hanno trovato una soluzione: «Per ciascun regalino non si può raccogliere più di un euro ad alunno - si legge nel comunicato diramato pochi giorni fa ai rappresentanti dei genitori su indicazione della direzione scolastica- in quanto regali di entità maggiore potrebbero essere interpretati come tentativo di corruzione». Vietato dunque, quest'anno spendere più di 20-25 euro per insegnante. Chi pensa di fare il furbo rischia il sequestro del dono: bisogna concentrarsi sul «valore meramente simbolico» dell'atto.
Un provvedimento che, al netto dei toni vagamente punitivi, risponderebbe, secondo voci interne alla scuola, a un'esigenza culturale: quella di togliere dall'imbarazzo gli insegnanti tedeschi, in larga parte provenienti dalla Germania, spiazzati dall'usanza italiana. «In Germania le regole per i regali ai dipendenti pubblici sono molto rigide - spiega un'insegnante -. Ai maestri si regala un fiore, una letterina, una canzone. Un regalo di valore economico importante ci mette in imbarazzo».
Il provvedimento, deciso a fine maggio dalla direzione della scuola in accordo con gli insegnanti, è stato discusso ai primi di giugno con i rappresentanti dei genitori. Che avrebbero insistito, secondo quanto riportato da alcuni di loro, per inserire il riferimento alla corruzione. Anche se «nessun caso di corruzione è mai stato segnalato nella struttura», specificano dal cda della scuola, è pur vero che non tutti i genitori - specialmente se hanno più di un figlio a carico - pensano sia giusto sostenere una spesa di dieci, quindici euro a bambino. Il provvedimento, valido per tutte le classi della scuola, dall'asilo al ginnasio, è una prerogativa della scuola tedesca romana: «È una regola non scritta - è il commento della scuola - che abbiamo sentito il bisogno di rendere più esplicita». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico