Chi non vorrebbe andare al lavoro insieme al proprio cane? Già, perché dispiace lasciarli da soli in casa al momento di uscire e poi perché si finisce sempre...
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Come riporta il Corriere della Sera, l'istituto bancario ha deciso di concedere ai dipendenti la possibilità di venire in ufficio insieme ai propri cani. Si tratta del progetto pilota di una campagna di UniCredit, 'Cani al lavoro', che parte proprio dalla sede milanese e che, in caso di successo, presto potrebbe essere estesa anche in altre città.
I dipendenti possono venire in ufficio insieme ai loro cani, che qui troveranno anche delle ciotole e, addirittura, una sorta di "cuccia aziendale", che può ospitare fino a 14 animali di tutte le taglie. L'importante, infatti, non è la stazza, ma l'età (almeno otto mesi, quindi i cuccioli dovranno aspettare) e il temperamento dell'animale. C'è chi, ad esempio, viene in ufficio con un cane di razza Akita, una taglia decisamente grande.
La 'dog room', che ospita un numero ridotto di animali, è già stata presa d'assalto: si è formata infatti una coda di un centinaio di dipendenti che hanno chiesto di poterla utilizzare per lasciare i loro cani. A presentare l'iniziativa è stato Emanuele Recchia, responsabile della risorse umane di UniCredit: «Abbiamo deciso di andare incontro alle richieste dei colleghi, ovviamente ci sono delle regole molto rigide da rispettare. I cani devono avere il guinzaglio e restare lontano da aree come mensa, infermeria e toilette. Inoltre, sono richieste tutte le vaccinazioni, il microchip e l'assicurazione. I dipendenti che intendono aderire all'iniziativa dovranno anche presentare un "patentino del buon conduttore cinofilo" e garantire sul buon temperamento dei loro animali».
Anche se i criteri sembrano molto stringenti, è chiaro che per consentire una simile rivoluzione in un ufficio non c'è altra strada. I dipendenti che hanno scelto di aderire, comunque, sono entusiasti: «Non ci saremmo mai aspettati una simile sorpresa da parte dell'azienda. Non avremmo mai immaginato di portare i cani in ufficio, io ora ho il mio che dorme sotto la scrivania mentre lavoro, è fantastico». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico