«Mandami le tue foto nuda»: ufficiale degli Alpini ai domiciliari, violenza sessuale su una tredicenne

«Mandami le tue foto nuda»: ufficiale degli Alpini ai domiciliari, violenza sessuale su una tredicenne
«Mandami le tue foto nuda o diffondo le altre di quando eri ragazzina»: sarebbe stata questa frase, inviata ad una ragazza nei ‘direct messages’ di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Mandami le tue foto nuda o diffondo le altre di quando eri ragazzina»: sarebbe stata questa frase, inviata ad una ragazza nei ‘direct messages’ di Instagram, a tradire un trentenne caporalmaggiore dell’Esercito, Graziano Battista, in forza al II Reggimento Alpini della caserma Vian di Cuneo. Battista è stato posto agli arresti domiciliari: l’accusa nei suoi confronti è di diffusione di materiale pedopornografico su internet e di violenza sessuale aggravata (la vittima sarebbe una ragazzina 13enne).



È stato un amico della ragazza, che è ancora minorenne, a dire tutto alla polizia: la vittima inizialmente era titubante a parlare, ma poi ha raccontato che nel 2015, quando lei aveva 13 anni e Battista 27, i due si erano conosciuti tramite un’amica, si sarebbero scambiati diverse foto a sfondo sessuale e avrebbero avuto anche dei rapporti, tramite minacce e ricatti. Poi quella richiesta di altre foto, a distanza di anni, e le manette.


Il militare era da più di quattro mesi in carcere nel penitenziario di Biella: ora, scarcerato dopo la richiesta del suo avvocato, andrà ai domiciliari fuori dal Piemonte. I reati, racconta La Stampa, sarebbero stati commessi alcuni anni fa, nel 2015 appunto, ma la vicenda era tornata a galla qualche mese fa: la vittima delle violenze avrebbe infatti ricevuto il già citato messaggio, e il mittente, un utente anonimo, sarebbe proprio il militare da un profilo fake. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico