VITTORIO VENETO - «Ucciso per i soldi»: è l'accusa che Roberta Bencini, la moglie di Paolo Vaj, trovato morto la notte tra il 18 e il 19 luglio nella casa...
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Giovane mamma trovata morta in casa: è stata accoltellata
L'erede legittimo e unico del 57enne, ancora legalmente sposato e senza figli, dovrebbe essere la moglie. Perché allora un testamento scritto, se non fosse che l'intenzione era quella di lasciare tutti i suoi beni, in gran parte ricevuti in eredità dal padre, a qualcun altro? Vaj aveva lasciato Roberta Bencini per la Armellin, così come aveva fatto anche con la prima moglie. Ma non si erano mai separati legalmente. «Lui - spiega la Manfredi - non voleva dare soldi alla ex. Per questo ha investito tutti i suoi risparmi in tre polizze di investimento sottoscritte con Banca Intesa e che avrebbero dovuto rendere il 3 per cento annuo». Alla fine dei 10 anni avrebbe incassato lui stesso, se fosse morto prima la beneficiaria sarebbe stata invece la Armellin. «Delle assicurazioni - insiste l'avvocato - la mia assistita non sapevo nulla, le ho detto io dell'esistenza di quegli investimenti».
Ma ai microfoni della trasmissione pomeridiana di Rai1 La vita in Diretta l'altro ieri Roberta Bencini ha raccontato di essere stata nelle settimane scorse a Creta per incontrare, su richiesta dei carabinieri, il proprietario del campeggio in cui Vaj si recava spesso in vacanza e a cui il 57enne avrebbe consegnato gli originali delle tre polizze. Secondo la donna Patrizia Armellin e Angelica Cormaci avrebbero inscenato l'aggressione da parte del marito per poi ucciderlo, con la scusa della legittima difesa, e incassare il denaro. Che dentro al caravan di Vaj parcheggiato a Creta ci fossero i documenti relativi alle polizze sottoscritte dal 57enne gli inquirenti lo avrebbero appreso praticamente per caso. Il proprietario del camping infatti, ma solo dopo l'omicidio, avrebbe chiamato sia il cellulare di Vaj che quello di Patrizia Armellin per chiedere che cosa fare con l'auto e il camper parcheggiati da mesi senza che nessuno avesse pagato l'affitto della sosta. Chiamate di cui gli investigatori si sarebbero accorti solo durante l'esame degli smartphone che erano stati sequestrati.
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Corriere Adriatico