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Nelle ultime settimane il test sierologico, a cui ci si può sottoporre privatamente a pagamento, è diventato oggetto di dibattito: ma quando un cittadino si sottopone al test e risulta positivo, la Asl viene davvero informata delle sue condizioni di salute? Non sempre, come sottolinea oggi il quotidiano La Stampa, che racconta come alcuni centri privati diventino compiacenti con i loro pazienti, nascondendone la positività per evitare tampone e quarantena.
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Alla base dell'inganno ci sarebbe il consenso alla segnalazione prima del prelievo: basta non firmarlo, per evitare seccature. Inoltre il referto viene inviato direttamente al paziente e a nessun altro: un paradosso, dato che per settimane, in piena pandemia, ci si era lamentati delle difficoltà legate ad essere sottoposti a tampone. Questo tipo di comportamenti è invece esattamente il contrario: si evita il tampone anche se si risulta positivi, per non dover passare altre settimane in reclusione, e in barba ai rischi per chi ci sta intorno.
Come racconta La Stampa, il caos delle regole (non c'è un protocollo unico, ogni Regione fa a modo suo) porta a questi risultati.
Corriere Adriatico