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Notte di paura in Marocco dopo il terremoto che ha colpito il Paese. Molti i turisti presenti (Marrakesh è una storica meta turistica). Ecco il racconto di Lorenzo, un ticinese che si trova a Marrakesh. «In questo momento mi trovo a Marrakesh in Marocco insieme ad un'amica», scrive l'uomo poco prima delle quattro di questa mattina. Le immagini che arrivano raccontano di sfollati accampati all'aperto, di crolli e morte. «Noi siamo in questo momento al sicuro fuori dalle mura accampati a bordo strada insieme ad altri 15 ospiti che erano con noi in un riad. Non abbiamo però molte notizie». Il tentativo di parlare telefonicamente va al momento a vuoto ma WhatsApp funziona e Lorenzo, verso le otto è apparentemente meno preoccupato e scrive: «La situazione si è calmata un po’, ma ci sono un bel po’ di danni». E spiega che «siamo di Lugano, siamo noi due e un'altra dozzina di ospiti di altre nazionalità».
«Eravamo all’interno del riad quando è successo ed ha iniziato a tremare tutto molto forte e ci siamo precipitati fuori dall’edificio.
CATENA MONTUOSA
Uno sciame sismico di centinaia di scosse, durante la notte, è stato registrato dall'Istituto nazionale di geofisica (Ing) del Marocco dopo la scossa di magnitudo 7 sulla scala Richter che ha colpito la zona a sud-ovest di Marrakech. Secondo Nasser Jebbour, capodivisione dell'Ing, l'area colpita ha un perimetro di almeno 400 chilometri, nella provincia di Al Hazoud, dove sorgono i villaggi berberi, ai piedi dell'Atlante. Ed è qui che a partire delle prime ore dell'alba si cominciano a contare i danni, ora che i soccorritori sono riusciti a raggiungere anche le zone più impervie della catena montuosa, vicino alla cima del Toubkal.
Dopo lo shock per la violenza del sisma, il più forte finora registrato dopo quello del 2004 di magnitudo 6.3 ad Al Hoceima (nord-est di Rabat) e quello degli anni '60 che distrusse Agadir con una magnitudo di 5.7 (causando 12.000 morti), Marrakech alza il velo sulla fragile cinta di mura, sbriciolata in più punti, sulla medina con le case di sabbia, sul sistema di soccorso che fatica a raggiungere i vicoli più stretti. È solo dopo il canto del muezzin, alle 5 del mattino che si smorza il suono delle sirene, sottofondo di tutta la notte. Ed è a partire dalle 6 che nel cielo di Marrakech tornano a volare gli aerei con la riapertura dello scalo. Ighil, il villaggio dell'epicentro, ha seimila abitanti; gli oltre 3 milioni di Marrakech sembravano molti di più, fuori dalle loro case, dove hanno passato la notte
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