Tamponi con risultati rapidi, rapidissimi: in soli 3 minuti. Ma era un bluff. Accade in Brianza, dove un’azienda in collaborazione con una società di biotecnologia e...
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L’azienda è la Allum, di Stefania Magni, il professore si chiama Pasquale Vito e insegna all’Università del Sannio, la società si chiama Genus Biotech: ne parla oggi il Corriere della Sera, che spiega come l’annuncio da parte dell’azienda fosse in realtà una vera e propria fiction. La Allum, piccola azienda con 120mila euro di fatturato e 121mila di perdita, produce lampade: i test passati al Ministero (di cui la titolare parlava, esaltando il successo del progetto) in realtà sono stati smentiti dalle stesse autorità.
La responsabilità del progetto, scrive il Corriere, è invece della Genus Biotech, di Benevento, una startup che riceve anche contributi pubblici. Il professor Vito è proprietario del 61% delle azioni, il restante 39% è di Piero Porcaro, imprenditore di Ceppaloni e marito di una assessore della giunta di Mastella a Benevento.La paternità del presunto tampone salivare è proprio di Vito, che smentisce l’approvazione al Ministero e anche la produzione di 20 milioni di tamponi con tanto di annuncio in pompa magna.
I test sul tampone rapido, spiega al Corriere, erano stati pochissimi: appena 100. «Con quei numeri non si va da nessuna parte - ha ammesso - non sono sufficienti per stabilire l’efficacia». Quanto alla Magni, «non ho nessun rapporto scritto con lei, solo conversazioni telefoniche o su Skype». Quest’ultima poi fa dietromarcia: «Non ho mai detto che c’era l’ok del ministero. Ho solo chiesto di avere visibilità, è un’iniziativa a livello personale. La Allum non farà mai la produzione di questi tamponi, non c’entra nulla in tutto questo». Niente tamponi in 3 minuti quindi: era tutto un bluff. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico