ROMA - Prima i nostri. Non lascia adito a dubbi l'articolo costituzionale, approvato ieri in Canton Ticino che invita a privilegiare, nelle assunzioni, la manodopera che vive...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'iniziativa stabilisce nel mercato del lavoro il principio della preferenza indigena per evitare l'effetto di sostituzione con forza lavoro dall'estero. Un segnale netto - e forte - soprattutto per la questione transfrontalieri italiani: ogni giorno, infatti, dall'Italia arrivano circa sessantaduemila persone nel Cantone.
«Ora è chiaro - commenta il presidente ticinese Piero Marchesi - che gli interessi del Ticino devono prevalere su quelli dell'Unione Europea». Ribadito e rafforzato dunque il no alla libera circolazione, già espresso a febbraio di due anni fa - per l'applicazione pratica era previsto un tempo di tre anni, ossia entro febbraio 2017 - e rimasto ad oggi inattuato per la necessità e le difficoltà di rinegoziare un accordo con l'Ue.
Immediato l'intervento del ministro italiano degli Esteri, Paolo Gentiloni, che ha scelto twitter per rispondere, in modo altrettanto netto, al cantone: «Il voto non ha per ora effetti pratici. Ma senza libera circolazione delle persone i rapporti tra Svizzera e Ue sono a rischio».
Lo stesso governo ticinese ha segnalato la difficoltà dell'attuazione dell'articolo, date le leggi federali, ma il senso del voto rimane. Decisamente pesante. I ticinesi accusano gli italiani di rubare il lavoro ai residenti. Nessuna sorpresa per le associazioni di frontalieri, che con il clima di insofferenza dei ticinesi fanno i conti ogni giorno e già da tempo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico