OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Ha tenuto segregato in casa e picchiato lo zio di 57 anni, con problemi psichici, diffondendo sul web i video dei maltrattamenti: un 25enne è stato arrestato dai carabinieri a Mottola, nel tarantino. Gli investigatori sono venuti in possesso di uno dei filmati diventati virali che ritraevano un giovane che percuoteva una persona con evidenti problemi di natura psichica, anche con l'uso di un bastone. Dall'analisi delle immagini sono riusciti a individuare sia l'aggressore, noto alle forze dell'ordine, che la vittima.
Fermo, rovinosa caduta con lo scooter: Jacopo Begoli muore a 36 anni
La stanza della tortura
I militari lo hanno rintracciato e si sono recati con lui nell'abitazione occupata dallo stesso e dallo zio, al primo piano di una palazzina, e durante il controllo dei vari locali, si sono imbattuti in una stanza chiusa.
Le ferite sul corpo
Le prime cure hanno accertato un discreto stato di salute e la presenza di varie ecchimosi sul corpo del 57enne, che subito dopo è stato preso in carico dai servizi sociali del Comune di Mottola. Il nipote, invece, individuato come presunto autore delle violenze ritratte nel video, è stato condotto in caserma e arrestato con le accuse di maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona, e successivamente rinchiuso nel carcere di Taranto, in attesa del giudizio di convalida da parte del gip del Tribunale che si celebrerà nei prossimi giorni. Nel frattempo i Carabinieri della Compagnia di Massafra e della Stazione di Mottola, coordinati dalla Procura di Taranto, stanno approfondendo le indagini, sia sui motivi che avrebbero portato il presunto autore a maltrattare e picchiare lo zio, sia con il rintraccio e l'ascolto di numerosi testimoni che hanno potuto visionare quelle immagini, poiché sembrerebbe che il video, la cui realizzazione risalirebbe a pochissimi giorni fa, sia stato condiviso tra una moltitudine di persone, tanto da essere anche diffuso in rete diventando 'viralè.
Leggi l'articolo completo suCorriere Adriatico