Simona suicida come la sorella campionessa, le figlie difendono il padre indagato per maltrattamenti

Simona suicida come la sorella campionessa, le figli difendono il padre indagato per maltrattamenti
TERAMO - Non c’erano ieri e molto probabilmente sceglieranno di non esserci in aula neanche il giorno dell’udienza della discussione del rito alternativo le figlie di...

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TERAMO - Non c’erano ieri e molto probabilmente sceglieranno di non esserci in aula neanche il giorno dell’udienza della discussione del rito alternativo le figlie di Simona Viceconte, la mamma 45enne morta suicida nella palazzina dove viveva a Colleatterrato Basso, a Teramo. Una di loro da poco è diventata maggiorenne, la sorella, invece, è ancora minorenne, ma entrambe dopo la morte della mamma sono rimaste accanto al papà, lo hanno sostenuto e difeso. Quel papà che ieri ha chiesto il rito abbreviato attraverso i suoi difensori, gli avvocati Mariano Cataldo e Antonietta Ciarrocchi, perché deve rispondere dell’accusa di maltrattamenti psicologici che avrebbero spinto la moglie al suicidio.

E’ stata l’avvocato Federica Di Nicola, tutrice delle due ragazze, che, ieri, in fase di udienza preliminare ha chiesto un rinvio, spiegando al gup Lorenzo Prudenzano che vorrebbe riuscire prima ad incontrarle. «Il loro stato psicologico è particolarmente turbato dalle vicende giudiziarie e dagli sviluppi che la stessa ha avuto nonostante entrambe avessero escluso ogni responsabilità del proprio genitore», ha sottolineato il legale anche al giudice. In fase di indagini preliminari, infatti, le sorelle sono state sentite con la formula dell’incidente probatorio, proprio per cristallizzare le prove da utilizzare in un eventuale processo, ma entrambe in quell’occasione hanno discolpato il padre e sconfessato le accuse della Procura.

Ciò nonostante gli inquirenti sono andati avanti fino a chiederne il rinvio a giudizio per lui, il bancario Luca Amprino, all’epoca dei fatti in servizio in una filiale teramana poi trasferito al nord, che ieri ha scelto di chiedere il rito alternativo L’udienza per l’ammissione e l’eventuale discussione è stata aggiornata a fine novembre. E’ ipotizzabile, quindi, che le figlie non si costituiranno parte civile contro il padre, pur potendolo fare. Sono loro, insieme ai familiari di Simona (la mamma e il fratello hanno invece già chiesto la costituzione di parte civile, ndr), le parti offese individuate dalla Procura, ma per le due figlie il padre non ha avuto responsabilità nella morte della mamma.

Una donna fragile che si è tolta la vita così come aveva fatto esattamente un anno prima anche sua sorella Maura, lei ex olimpionica di maratona. A pesare, però, nella vita di Simona la separazione in corso con il marito e il timore di restare senza soldi, né figlie. Lei che aveva scelto la famiglia al lavoro quando si era trasferita a Teramo e in città si era dedicata completamente all’educazione delle figlie e alla cura della casa, senza altri interessi, se non qualche volta, in passato, la palestra.

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Corriere Adriatico