Seno, arrivano protesi con tecnologia della Nasa: pesano il 30% in meno

Seno, arrivano protesi con tecnologia della Nasa: pesano il 30% in meno
ROMA - Dallo spazio al décolleté delle donne. L'ultima frontiera della chirurgia del seno arriva da Israele: nuove protesi realizzate utilizzando una tecnologia messa a...

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ROMA - Dallo spazio al décolleté delle donne. L'ultima frontiera della chirurgia del seno arriva da Israele: nuove protesi realizzate utilizzando una tecnologia messa a punto dalla Nasa, la stessa impiegata anche per realizzare il materiale di rivestimento del “muso” dello Shuttle.




Un materiale resistente per superare indenne le sollecitazioni fisiche legate all'impatto con l'atmosfera, ma in tutta leggerezza così da non aumentare il consumo di carburante.

Nascono così le protesi B-lite, sotto i riflettori a Milano in ocacsione in occasione del congresso della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica.



A parlarne, il chirurgo plastico Roy De Vita, primario di Chirurgia plastica e ricostruttiva dell'Istituto nazionale dei tumori Regina Elena di Roma che le ha utilizzate in Italia. Le protesi sono state impiantate già in cinque pazienti. Il vantaggio, spiega l'esperto, è che pesano il 30% in meno di quelle tradizionali.



Il primo studio scientifico «è appena stato pubblicato sull'Aesthetic Surgery Journal - aggiunge De Vita - Queste protesi sono riempite da silicone medico, proprio come le altre protesi comunemente usate, ma con l'aggiunta di microsfere di vetro borosilicato, un materiale inerte in grado di creare una fitta rete di legami chimici con il gel di silicone. Il risultato è una protesi dalle caratteristiche fisiche analoghe a quelle attuali che a parità di volume pesa meno».



La legegrezza conta, aggiunge il medico. Il progressivo abbassamento del seno, che si verifica con il passare degli anni è diretatmente proporzionale al peso del seno stesso. E' una legge di natura, la forza di gravità, pane quotidiano per la tecnologia spaziale.

«Tra le caratteristiche - riprende De Vita - ce n'è poi una fondamentale: sono maggiormente radiotrasparenti, ovvero non costituiscono un ostacolo in sede diagnostica» Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico