Il nome di una regina egizia. E la vita segnata dal carcere e dallo spettro della criminalità degli anni di piombo. Nuovo arresto e rientro dietro alle sbarre di Rebibbia...
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Ai domiciliari, per vicende di spaccio di droga, in una casa popolare di Pavona, ad Albano, non si è fatta trovare più volte. «Non avrete bussato bene», si è giustificata con gli agenti del commissariato di Albano. «Forse riposavo», ha azzardato ancora. Le giustificazioni non sono servite. Il magistrato, informato delle sue assenze, ha revocato gli arresti domiciliari e disposto la misura cautelare. L'arresto ieri.
I PRECEDENTI
L'ultima volta aveva varcato la soglia del carcere nell'aprile 2016. Due arresti in poche settimane. Sempre per spaccio. Chissà magari perché trascinata dal marito, anche lui pizzicato nel giro di droga, o dal peso di quel cognome ingombrante e una storia personale che non le darebbe scampo. Fatto sta che Nefertari, da un lato ha snobbato la scia del padre che si è pentito da anni tirandosi fuori da ogni giro sospetto. E dall'altra è finita più volte in lite con la madre, di recente arrestata proprio per aver accoltellato durante una lite il genero, appunto il marito di Nefertari. Spigliata e senza troppi scrupoli, Nefertari Mancini era finita in galera nel maggio del 2016 dopo essere stata pizzicata a spacciare cocaina al Fortino, a Roma, nei pressi di via dei Papiri, un agglomerato di case popolari per lo più occupate e spesso teatro di scambi sospetti. Lei passava ai clienti le dosi attraverso una ringhiera e il marito faceva da vedetta. Poi è bastata una distrazione e in casa si sono ritrovati i poliziotti. Durante la perquisizione saltano fuori dosi di cocaina, soldi e bilancini.
La coppia viene arrestata e condannata a otto mesi. La pena poi viene sommata ad un'altra. Vista la giovane età di Nefertari, i due bambini ancora lattanti, le vengono concessi i domiciliari. Ma Nefertari si sente un leone in gabbia ed esce. Spera di cavarsela con una bugia, dopo i controlli. Da qui l'ultimo arresto e il nuovo soggiorno a Rebibbia.
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Corriere Adriatico