Febbre del Nilo, paura a Venezia: individuato cluster di zanzare infette. Ecco cosa si rischia

Febbre del Nilo Venezia
  Dopo il vaiolo delle scimmie, arriva la febbre del Nilo o West Nile a preoccupare la penisola e in particolare Venezia, dove la Usl3 ha...

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Dopo il vaiolo delle scimmie, arriva la febbre del Nilo o West Nile a preoccupare la penisola e in particolare Venezia, dove la Usl3 ha individuato un gruppo di zanzare portatrici del virus.

 

Febbre del Nilo, individuato primo cluster di zanzare infette a Venezia

La febbre del Nilo è stata individuata per la prima volta in Veneto dal 2008 e nel 2018 ha causato il decesso di 19 persone. Da allora la Regione monitora costantemente le zanzare nostrane, le "culex pipiens", portatrici del virus. Quello intercettato in queste ore è il primo cluster individuato grazie a trappole che permettono di monitorare gli esemplari infetti capaci di trasmettere il virus all'uomo.

In origine sono stati gli uccelli selvatici a portare in Italia la West Nile, prima di trasmetterlo alle zanzare tramite il sangue. La loro proliferazione, favorita dalle alte temperature e dal cambiamento climatico, ha permesso il salto di specie dall'animale all'uomo.

Febbre del Nilo, i rischi per l'uomo

Tuttavia solo nell'1% dei casi la malattia può causare convulsioni, paralisi e persino il decesso del paziente. L'80% dei contagiati da febbre del Nilo non presenta invece alcun sintomo, mentre il 20% dei pazienti manifesta febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e sfoghi cutanei. Al momento non esiste un vaccino per l'uomo né un protocollo di cure specifico da seguire. La terapia di supporto prevede antipiretici, antidolorifici o infusione endovena di liquidi.

Come prevenire la diffusione del virus

Finora la disinfestazione su vasta scala ha consentito di tenere sotto controllo il virus. La siccità di questi mesi tuttavia non gioca a favore delle severe ordinanze dei sindaci che in questi anni hanno esteso a tutti i cittadini l'obbligo di non lasciare acqua stagnante sulle terrazze o nei sottovasi. Proibito anche l'utilizzo di larvicidi biologici nelle caditoie.

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Corriere Adriatico