Anziché la sabbia, il fondale era una distesa di colore bianco. Facendo immersione, una delle cose che davvero stenti a giustificare è la presenza di centinaia di...
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Due anni fa la sedicenne Alex, mentre nuotava vicino Carmel, in California, si imbattè nel curioso ritrovamento non di una, ma di migliaia di palline da golf appoggiate sul fondale marino: «Non riuscivo a vedere la sabbia - ha raccontato la ragazza - era tutto completamente bianco». Una distesa di palline da golf, che si stavano lentamente deteriorando e stavano rilasciando in acqua diverse sostanze dannose, oltre che a tantissime microplastiche.
Per questo, la ragazza ha deciso di iniziare a raccoglierle, per cercare di rendere più pulito il mare: insieme a suo papà, Alex ha iniziato a riportare a casa tutte le palline da golf che erano riusciti a recuperare dai fondali. CInquantamila di queste avevano riempito il garage di famiglia, finché con l'aiuto di Matt Savoca, scienziato dell'Università di Stanford, hanno reso pubblico il loro ritrovamento e scoperto da dove queste palline provenissero: dai campi da golf. Ben 5 quelli nei paraggi, dove i meno esperti per decine di anni avevano sparato in acqua le loro boccette in plastica. Alex e Matt hanno scritto sul Marine Pollution Bulletin di come la copertura in poliuretano delle palline nel corso degli anni sia soggetta a un degradamento che libera in acqua microplastiche e composti a base di zinco, altamente dannosi per l'ambiente. Alex, che oggi ha 18 anni ha deciso di studiare biologia marina, ma continua ancora a raccogliere le biglie da golf. Ha anche creato un sito internet, che continua ad aggiornare, e ha un desiderio: che le palline galleggiassero anziché affondare, così da colpire e choccare l'opinione pubblica. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico