Dimesso due volte dall'ospedale musicista muore mentre torna a casa

Il musicista Renato Maffia, morto dopo essere stato dimesso dall'ospedale
EBOLI - Raggiunge il pronto soccorso dell’ospedale di Eboli, due volte nello stesso giorno. Dimesso dall’ospedale in entrambi i casi, muore mentre torna a casa sotto...

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EBOLI - Raggiunge il pronto soccorso dell’ospedale di Eboli, due volte nello stesso giorno. Dimesso dall’ospedale in entrambi i casi, muore mentre torna a casa sotto gli occhi della moglie e dei quattro figli. I carabinieri di Eboli hanno avviato un’indagine sul decesso di Renato Maffia, 52 anni, musicista di Campagna. I militari hanno sequestrato la salma e hanno acquisito la documentazione sanitaria. Le indagini sono coordinate dal pm salernitano Roberto Penna che si avvale della collaborazione del capitano Geminale e del maresciallo Garrisi.


La denuncia in caserma è stata presentata da Loredana Rufolo, moglie di Maffia che ora chiede giustizia. Le due dimissioni dall’ospedale hanno provocato un legittimo sospetto alla signora Rufolo: forse il marito doveva essere ricoverato o forse doveva essere sottoposto a qualche esame più accurato prima delle dimissioni. 

Maffia ha accusato un dolore al petto. La fitta non gli ha dato tregua. Martedì mattina, il musicista si è recato in ospedale a Eboli. Il paziente è stato visitato al pronto soccorso. Dimesso dall’ospedale, è tornato a casa. Ha pranzato, ha riposato e nel tardo pomeriggio è tornato in ospedale: il dolore al petto era di nuovo forte. Il musicista ha spiegato di essere già stato al pronto soccorso. Un altro medico ha sottoposto il paziente alle visite previste dal protocollo sanitario: prelievo e analisi del sangue, elettrocardiogramma, controllo della pressione arteriosa. Dopo il tramonto, Renato è tornato a casa, dimesso per la seconda volta in poche ore. Lungo la strada, il musicista è morto per un infarto. Il sospetto degli investigatori è che il paziente avesse una dissecazione aortica. Si attende ora la conferma del medico legale. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico