Se ci tratteniamo dal picchiare qualcuno durante una lite, o se riusciamo a parlare davanti ad una platea nonostante le farfalle nello stomaco, lo dobbiamo ai 'freni...
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Lo studio, frutto della collaborazione con l'analogo laboratorio del Medical Research Council in Gran Bretagna, è stato condotto esaminando l'attività cerebrale di topi vittime di 'bullismò. Dopo aver subito diverse 'sconfittè nel confronto diretto con i loro simili, questi animali hanno mostrato un indebolimento delle connessioni nervose che collegano la corteccia prefrontale con il tronco encefalico, posto alla base dell'encefalo: il conseguente calo dell'inibizione degli impulsi (in questo caso legati alla paura) ha reso i topi più ansiosi e timorosi. Gli stessi comportamenti anomali sono stati ottenuti anche in topi normali attraverso la somministrazione di farmaci in grado di bloccare le connessioni tra corteccia prefrontale e tronco encefalico.
Lo studio della loro struttura anatomica nel topo (probabilmente molto simile a quella presente anche nell'uomo) ha poi permesso di capire che queste terminazioni nervose non raggiungono l'ipotalamo, il centro cerebrale che controlla le emozioni: per questo i 'freni inibitori' riescono a controllare le nostre azioni, ad esempio non facendoci scappare dal palco da cui dobbiamo parlare, ma non possono evitare di farci percepire le farfalle nello stomaco.
«Un risvolto affascinante di questa scoperta, su cui stiamo lavorando al momento, riguarda la maturazione della corteccia prefrontale, che avviene nell'adolescenza», spiega Cornelius Gross, coordinatore dello studio presso l'Embl. «I bambini non riescono a inibire efficacemente i loro istinti, non hanno questo genere di controllo, e per questo - aggiunge il neuroscienziato - stiamo cercando di capire esattamente come avviene l'inibizione, soprattutto considerando che molte malattie mentali come i disturbi dell'umore insorgono tipicamente nell'età adulta». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico