Docenti e genitori : «No ai voti numerici, emozioni al posto dei compiti a casa»

Docenti e genitori : «No ai voti numerici, emozioni al posto dei compiti a casa»
Un approccio rivoluzionario nei confronti dell'istruzione, con voti che non si fermano ai freddi dati numerici e un tempo pieno effettivo, in grado però di sostituire...

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Un approccio rivoluzionario nei confronti dell'istruzione, con voti che non si fermano ai freddi dati numerici e un tempo pieno effettivo, in grado però di sostituire del tutto i compiti a casa e formare i bambini anche e soprattutto dal punto di vista emotivo.


È questo, in estrema sintesi, ciò che propone 'Una scuola', progetto di due ricercatrici dell'Università Bicocca di Milano, Francesca Antonacci e Monica Guerra. La loro proposta di riforma della scuola elementare, diffusa sul web, sta raccogliendo un certo successo sia tra gli insegnanti, sia tra i genitori. A Varese, per esempio, un gruppo di 90 mamme ha già firmato una petizione al Comune per far sì che dal prossimo anno scolastico il progetto venga applicato in un istituto cittadino.

Come cambierebbe la scuola primaria con questo progetto? Lo spiegano, a Repubblica, le due ricercatrici: «In primis, via i voti in numeri, perché rischiano di portare il bambino a 'sentirsi' quel voto. Per questo proponiamo una valutazione poetica e descrittiva dell'apprendimento del bambino, avviandolo al confronto con l'insegnante su quanto hanno imparato».

Tra i temi più dibattuti degli ultimi tempi, anche a causa di proteste da parte dei genitori, non mancano tempo pieno e compiti a casa. Proprio su questo si sviluppa un'altra innovazione proposta dal progetto: «Il tempo pieno dovrebbe dare la possibilità di sviluppare nuove forme di apprendimento. La giornata dovrebbe cominciare con i bambini che si radunano in cerchio ed esprimono le proprie emozioni, ma dovrebbe anche continuare con lezioni alternative come laboratori o escursioni all'aperto. Anche il pranzo in mensa può diventare occasione di apprendimento, se gli insegnanti sapranno offrire spunti di educazione alimentare. Questo tipo di didattica, che non contrasta con le direttive del Ministero dell'Istruzione, non richiederebbe compiti a casa, consentendo ai bambini di vivere in tutta tranquillità il tempo libero e la vita familiare». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico