Lutto a La Settimana Enigmistica, è morto Bort. Per oltre 50 anni l'appuntamento con Mario Bortolato, in arte ' Bort', è stato sempre nello stesso...
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Ha creato il personaggio di Teo, un adolescente protagonista di strisce umoristiche pubblicate negli anni Settanta su «Monello», che trattano soprattutto di piccole storie di vita quotidiana e di dinamiche familiari. Nato a Salzano (Venezia) il 2 agosto 1926, Mario Bortolato giovanissimo si trasferisce a Voghera (Pavia) dove frequenta il liceo, iniziando a disegnare sui banchi di scuola, a partire dalle caricature dei suoi professori.
Nel 1962 ' Bort' inizia così a collaborare con i Disegnatori Riuniti e poco dopo diventa il titolare della rubrica «Le ultime parole famose», che inizialmente traduceva una serie di vignette di provenienza statunitense, per poi passare a un disegno originalissimo. Da allora ogni settimana per circa 50 anni ha creato una sua vignetta, trovando posto in basso a destra nella doppia pagina umoristica posizionata verso la fine della rivista, intitolata «Per rinfrancar lo spirito» tra un enigma e l'altro. Il suo stile è così iconico, amato dai lettori e così legato alla rubrica che, alla chiusura della Disegnatori Riuniti negli anni Duemila, la «Settimana Enigmistica» gli propose di lavorare direttamente per la rivista.
C'è qualcosa di eccezionale in ogni vignetta di ' Bort'. I suoi famosissimi omini, le sue donnine molto procaci, persino i suoi bambini lentigginosi riportano a un vissuto che appartiene al lettore. Succede così che l'autore colpisce sempre nel segno quando ritrae, nella leggerezza, le caratteristiche e le abitudini degli italiani in famiglia, in ufficio, in città, ovunque si riesce sempre a trovate un saggio divertente dei vizi di casa nostra. Attaccata la matita al chiodo nel 2013, ' Bort' ha disegnato le ultime vignette proprio per la sua città adottiva, Alessandria, nel 2017, partecipando con tre tavole - preparate in pochissimi giorni con mano ferma e la solita brillante ironia - alla mobilitazione artistica #saveBorsalino, per salvare la storica fabbrica di cappelli. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico