Aggredì studentessa con 23 coltellate, 15enne condannato è già libero: «Volato a Londra dalla mamma»

Aggredì studentessa con 23 coltellate, 15enne condannato è già libero: «Volato a Londra dalla mamma»
Aveva scelto una vittima «a caso», come lui stesso ha confessato una volta finito in carcere. E un destino assurdo ha fatto sì che  il 22 marzo del...

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Aveva scelto una vittima «a caso», come lui stesso ha confessato una volta finito in carcere. E un destino assurdo ha fatto sì che  il 22 marzo del 2021 in quel viottolo di Mogliano Veneto passasse Marta, studentessa di 26 anni, barbaramente aggredita da un quindicenne che l'ha ridotta in fin di vita con 23 coltellate. Quel ragazzo, che ha infierito senza pietà, è già libero. E si troverebbe a Londra in compagnia della mamma.

Marta aggredita con 23 coltellate, il 15enne è già libero

Nonostante il 15enne sia stato condannato a sei anni e otto mesi per tentato omicidio (poi scesi a cinque anni in appello) una serie di circostanze, come riporta il Corriere del Veneto, gli avrebbero permesso di allontanarsi dall'Italia. Ma cosa è successo? Un pasticcio giudiziario: il ragazzino nei giorni scorsi è stato scarcerato a Napoli per scadenza la scadenza dei termini per la custodia cautelare. Era il 21 luglio. Il pm ha chiesto e ottenuto che il giudice per i minorenni, pur facendolo uscire di cella, ne disponesse l'immediato traferimento in una comunità. Iter che, per avere valore e venga eseguito, deve comunicato in anticipo al suo destinatario.  L'inghippo sarebbe stato questo. Secondo quanto ricostruito dal legale di Marta, Alberto Barbaro, il provvedimento non sarebbe staro notificato al ragazzino perchè sarebbe stata erroneamente indicata la data del 20 settembre, anzichè il 20 luglio, come termine ultimo per la comunicazione.

Il quindicenne non sarebbe più in Italia

Del minorenne si è persa ogni traccia: voci insistenti lo danno a Londra con la madre che lì lavora come cuoca. Il suo allontanamento, viene precisato, è legale, con i termini di custodia scaduti e in assenza di un ordine del giudice. «A pesare è soprattutto la frustrazione per quella che viene vissuta - dice Barbaro - come l'ennesima ingiustizia. Lo Stato riuscirà a riportare in Italia l'aggressore affinchè sconti quella pena definitiva che dovrebbe avere lo scopo di recuperarlo?».

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Corriere Adriatico