Città del Vaticano – Ingiusto chiudere i porti ai migranti. Il tema delle migrazioni affiora, ancora una volta, drammatico e urgente a testimoniare che la crisi...
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Come sempre nel testo letto dal Pontefice prima della benedizione urbi et orbi sono stati nominati i Paesi in cui vengono sistematicamente negati i diritti umani fondamentali o dove sono in corso conflitti sanguinosi. Nell'elenco manca però vistosamente la Cina denunciata a livello internazionale a più riprese nel corso del 2019 per le pesanti persecuzioni nei confronti dell'etnia musulmana.
Francesco menziona anche la destabilizzazione che attraversa tutto il continente latino-americano. Parla di «Nazioni che stanno attraversando una stagione di sommovimenti sociali e politici», ricorda il «caro popolo venezuelano, lungamente provato da tensioni politiche e sociali», e poi la Siria recentemente attaccata dalla Turchia per creare una buffer zone in area curda. Infine il Libano e le proteste contro la classe dirigente corrotta.
«Cristo sia conforto per l’amato popolo siriano che ancora non vede la fine delle ostilità che hanno lacerato il Paese in questo decennio. Scuota le coscienze degli uomini di buona volontà. Ispiri i governanti e la comunità internazionale a trovare soluzioni che garantiscano la sicurezza e la convivenza pacifica dei popoli della Regione e ponga fine alle loro sofferenze. Sia sostegno per il popolo libanese, perché possa uscire dall’attuale crisi e riscopra la sua vocazione ad essere un messaggio di libertà e di armoniosa coesistenza per tutti».
Nella lista dei paesi in guerra ci sono lo Yemen («provato da una grave crisi umanitaria: penso ai bambini dello Yemen!!»), l'Iraq «attraversato da tensioni sociali» e la «cara» Ucraina.
Infine l'Africa «dove perdurano situazioni sociali e politiche che spesso costringono le persone ad emigrare, privandole di una casa e di una famiglia». La Repubblica Democratica del Congo, Burkina Faso, Mali, Niger e Nigeria.
Per ultimo il pensiero è andato alla situazione dei bambini, quelli «abbandonati e quelli che hanno subito violenze». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico