META - Quando è arrivato nei pressi della Casina dei capitani, ad attenderlo c'erano gli amici e i colleghi che lo difesero a spada tratta già nei giorni successivi al...
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In camicia bianca con giacca blu e pantalone grigio, Franco Schettino ha «dribblato» giornalisti e cameramen ed è entrato nella Casina.
Solo allora ha avuto inizio la presentazione de «Le verità sommerse», l'inchiesta giornalistica con cui Vittoriana Abate prova, con il contributo di Schettino, a far luce sul naufragio del 13 gennaio 2012 costato la vita a 32 persone.
L'incontro è strettamente riservato a marittimi e addetti ai lavori. Tanto che Michele Miccio, collega di Schettino e presidente della Casina, si è dovuto impegnare per tenere lontani taccuini e telecamere. «Questo appuntamento è stato richiesto dal comandante Schettino per confrontarsi con i colleghi, i giornalisti non sono ammessi» ha detto Miccio.
All'incontro sono presenti Vittoriana Abate, accompagnata alla Casina dei capitani dalla sorella di Schettino, l'avvocato Cataldo Calabretta, che cura l'immagine dell'ex comandante, oltre all'esperto di sicurezza navale Arne Sagen Martin e all'ammiraglio Vito Minaudo.
Tra gli ospiti anche Sergio Ambrosio e Roberto Balestrieri, consulenti tecnici di Schettino, e Roberto D'Orazio, l'avvocato napoletano che difende l'ex comandante nella causa di licenziamento. Presente pure Pietro Graus, l'editore che ha pubblicato il libro di Schettino e Abate. In tutto una cinquantina di partecipanti.
Circolano già le copie del volume. Ecco la dedica: "Questo libro è dedicato a coloro che quella notte sono stati colpiti negli affetti più cari. A loro è dovuta la verità, prima che a chiunque altro". Nel testo Schettino rivendica le scelte compiute nella notte del naufragio: "In coscienza rifarei tutto quello che ho fatto". Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico