Lo hanno trovato a terra, steso sul selciato del parcheggio, ucciso da un’overdose sotto il cavalcavia di via Ca’ Marcello, il boulevard degli alberghi e degli ostelli...
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Una storia come quella di Alessandro Chiofalo, 32 anni, trevigiano di Conegliano, figlio di un’insegnante di lettere in pensione e di un geometra. Il suo corpo è stato trovato ieri mattina attorno alle 10 da chi passava sotto il cavalcavia di via Ca’ Marcello. Inutile l’arrivo di un’ambulanza con i medici del Suem 118 e anche quello degli agenti delle Volanti della questura di Venezia. Il trentaduenne era già spirato quando medici e poliziotti hanno provato a rianimarlo. Al suo fianco, una siringa usata. Saranno ora le indagini della procura di Venezia a descrivere quanto successo. Per approfondire ogni passaggio e non lasciare nessuna zona d’ombra, è stata disposta l’autopsia con esame tossicologico. E un esame di laboratorio verrà effettuato anche sulla siringa trovata a terra sul parcheggio. Il sospetto è che ad uccidere Alessandro Chiofalo sia stato dello stupefacente appena acquistato, sintomo quindi che nell’area attorno alla foresta di ostelli e alberghi fatti nascere non solo per intercettare le miriadi di turisti che puntano su Venezia, ma anche per riqualificare l’area, sia tornato a prendere spazio quello smercio di droga che sembrava essersi allontanato.
Sempre ieri la polizia ha setacciato l’area alla ricerca di una ragazza che si era intrufolata in uno stabile abbandonato.
Che qualcosa in via Ca’ Marcello stesse tornando alla triste normalità, si era notato a inizio anno, quando ancora il Covid era un nome da fantascienza ma l’acqua alta di novembre aveva sgonfiato la pressione turistica su Venezia e di conseguenza aveva svuotato le stanze affacciate sul boulevard. Erano stati gli albergatori a sollecitare i gestori dei garage a collaborare in vista di prevenzione. Sia il primo garage, a lato stazione, gestito da Apcoa, sia il secondo sul lato cavalcavia della Vempa a sera tornavano rifugio di spacciatori, tossicodipendenti, prostitute. In mezzo gli hotel (Leonardo Royal Hotel, Wombat, 7 Days e Staycity) costretti a pagarsi la vigilanza privata (100 mila euro in un’area a uso pubblico) per difendersi dalle presenze pericolose.
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Corriere Adriatico