Memoria a breve termine, ecco l'algoritmo che può recuperarla (anche per chi ce l'ha)

Memoria a breve termine, ecco l'algoritmo che può recuperarla (anche per chi ce l'ha)
ROMA - Memoria a breve termine e a lungo termine. Per istinto sembrerebbe più semplice ricordarsi le vicende appena o da poco concluse. In realtà il nostro cervello mostra...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
ROMA - Memoria a breve termine e a lungo termine. Per istinto sembrerebbe più semplice ricordarsi le vicende appena o da poco concluse. In realtà il nostro cervello mostra tratti più nitidi e precisi relativi a fatti accaduti molto tempo fa, anche avvenuti durante l'infanzia. Portato allo stato degenerativo questo processo coincide con gli effetti dell'Alzheimer.




Inoltre l'archivio della memoria a breve termine sparisce completamente, non tornando nella nostra testa come memoria a lungo termine. Una problematica che è stata affrontata da alcuni scienziati

dell’Università della California del sud, il cui leader è

Ted Berger che spiega così il concetto della loro ricerca sulle pagine del Financial Times: "È come se potessimo tradurre lo spagnolo in francese senza capire nessuno dei due". Come spiega il Corriere della Sera il loro lavoro vuole creare un "convertitore automatico, capace di tradurre la lingua precaria delle memorie fugaci in quella durevole delle memorie permanenti, bypassando la parte cerebrale danneggiata".



Per farlo, si legge sulle pagine web del Corriere, hanno studiato "un algoritmo che mima la trasformazione dei treni di impulsi elettrici che avviene normalmente nell’ippocampo, quando i ricordi vengono riprocessati per essere immagazzinati in forma duratura nella neocorteccia". Le prime cavie utilizzate per approfondire la ricerca sono state ratti e scimmie. Poi si è passati allo studio su nove pazienti affetti da epilessia. Con ottimi risultati.



L’algoritmo realizzato sembra "riesca a prevedere con un 90% di accuratezza come saranno tradotti i segnali durante il consolidamento mnemonico". Ora il processo di sviluppo prevede una prova definitiva sui pazienti con l’ippocampo danneggiato. "Se funzionasse - spiega ancora il Corriere - sarebbe come aver craccato il codice della memoria". Il primo vero obiettivo della ricerca è quello di recuperare la memoria dei soldati feriti in guerra. In futuro però questa potrebbe diventare "un'arma" per la manipolazione dei ricordi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico