Matteo Messina Denaro, le mille identità del boss: le generalità di Andrea Bonafede gli servivano solo per le cure

Matteo Messina Denaro, le mille identità del boss: le generalità di Andrea Bonafede gli serviva solo per le cure
Matteo Messina Denaro era uno, nessuno e centomila. Nel covo a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, i carabinieri del Ros hanno trovato altri documenti del tutto...

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Matteo Messina Denaro era uno, nessuno e centomila. Nel covo a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, i carabinieri del Ros hanno trovato altri documenti del tutto analoghi alla carta d’identità fornita al latitante da Andrea Bonafede, il geometra finito in carcere per mafia. 


Anche stavolta si tratta di documenti intestati a persone realmente esistenti. Vi sono apposte le fotografie del capomafia. Mostrano un volto diverso da quello svelato al mondo intero il giorno che i carabinieri del Ros lo hanno arrestato all’esterno della clinica La Maddalena di Palermo. La malattia e il tempo che passa hanno modificato il suo aspetto.


I cartoncini dei documenti sono originali. Qualcuno deve averglieli forniti. Potrebbe essere una delle tante pedine che hanno coperto e protetto la fuga trentennale dell’ultimo degli stragisti corleonesi ancora in libertà. 
Ad ogni identità sarebbe collegato un reticolo di interessi e affari. Ci sono dei numeri e delle sigle, forse per celare gli uomini che hanno consentito al capomafia di restare ricco e potente. 


Il ritrovamento dei documenti sposta l’interesse investigativo ad una fase antecedente al 2020, anno in cui Matteo Messina Denaro, alias Andrea Bonafede, si è fatto visitare e poi operare all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo e alla clinica La Maddalena di Palermo. 

 

L’ipotesi più accreditata è che il latitante si sarebbe cucito addosso l’identità di Bonafede per affrontare i suoi problemi di salute. Ma è con altri documenti che ha gestito potere e denaro. Parecchio denaro, visto che dalla contabilità trovata nel covo emergono spese superiori a 10 mila euro al mese. Delle due l’una: o da qualche parte, a Campobello di Mazara, è nascosta la cassaforte di Messina Denaro, oppure alcuni spalloni trasportavano i soldi che gli sono serviti.   


I documenti dei tanti alias di Messina Denaro spostano le indagini non solo indietro nel tempo, ma pure lontano dalla Sicilia, in Italia e anche all’estero. Ci sono tracce di tanti viaggi nel materiale trovato nella casa covo di via Cb31.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico